Salgono a due le opere d’arte su cui Vittorio Sgarbi deve rispondere. Dopo il caso Manetti, l’Agenzia delle entrate contesta anche 715mila euro di reati tributari.
Vittorio Sgarbi alla sbarra. Per l’ex sindaco di Sutri ed ex sottosegretario alla Cultura la Procura ha richiesto il rinvio a giudizio per l’accusa di frode fiscale. Stando all’accusa Sgarbi avrebbe commesso dei reati tributari nel perimetro della vicenda che lo vede coinvolto nell’acquisto di un quadro di Zecchin. Già a gennaio il programma Report aveva svelato che Sgarbi si fosse appropriato di un altro quadro, di Manetti, su cui proseguono le indagini.
Sgarbi accusato di reati tributari: evasi 715mila euro all’Agenzia delle entrate
Avrebbe sottratto 715mila euro allo Stato, non versandole all’Agenzia delle entrate. È l’accusa che pende su Vittorio Sgarbi, ex sottosegretario alla Cultura del governo Meloni: l’antefatto riguarda l’acquisto dell’opera di Vittorio Zecchin, “Il giardino delle fate”, che Sgarbi avrebbe fatto figurare da parte della compagna. In realtà servendosi del denaro di una terza persona, si sarebbe aggiudicato l’asta dell’opera d’arte nel 2020.
Da Manetti a Zecchin: l’inchiesta su Sgarbi
C’è un altro quadro tra le accuse su cui deve rispondere Sgarbi. A gennaio 2024 il programma Report raccontò di come Sgarbi avrebbe sottratto una tela di Rutilio Manetti, una situazione per cui si era anche dimesso dal suo incarico. Per questo motivo era stato accusato anche di riciclaggio di opere d’arte, su cui deve ancora rispondere: il procuratore Stefano Pesci, contesta la sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.