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Variante inglese in Italia: trasmissibilità e quali sono i sintomi

Pubblicato il
Coronavirus Asl Latina 25 gennaio 2022

Un anno di “convivenza forzata” con il virus che continua a circolare nel nostro Paese. Oltre 367 giorni, ma i casi di positività ci sono ancora, così come ogni giorno si registrano purtroppo tanti morti. Ora, a preoccupare gli esperti (e non solo) anche le varianti del Covid-19, da quella inglese a quella brasiliana. Molti Comuni in Italia sono stati dichiarati zona rossa, isolati per 14 giorni; così come tante scuole (anche nella Capitale) sono state chiuse per casi sospetti o accertati di variante inglese. Ma qual è la trasmissibilità in Italia? A rispondere a questa domanda è stato l’Istituto Superiore di Sanità. 

“In Italia, si è stimato che la cosiddetta ‘variante inglese’ del virus Sars-CoV-2 ha una trasmissibilità superiore del 37% rispetto ai ceppi non varianti, con una grande incertezza statistica (tra il 18% ed il 60%). Questi valori sono in linea con quelli riportati in altri paesi, anche se leggermente più bassi, che induce a considerare l’opportunità di più stringenti misure di controllo che possono andare dal contenimento di focolai nascenti alla mitigazione. La stima è stata ottenuta da uno studio di ISS, Ministero della Salute, Fondazione Bruno Kessler, Regioni/PA”. 

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Tra le FAQ pubblicate sul sito dell’ISS si legge anche che “nuove evidenze, basate su analisi preliminari nel Regno Unito, portano a ipotizzare un aumento della gravità di malattia, con maggiore rischio di ospedalizzazione  e di decesso per i casi con variante inglese. Inoltre la maggiore trasmissibilità della variante inglese si traduce in un maggior numero assoluto di infezioni, determinando così un aumento del numero di casi gravi. Tale aumento di gravità o di letalità non è stato ipotizzato, al momento, per le varianti brasiliana e sudafricana”. 
 
 
Ma le varianti colpiscono di più i bambini? Anche in questo caso è l’ISS a fare chiarezza: “I bambini, in particolare i bambini più piccoli, sembrano essere meno suscettibili all’infezione da SARS-CoV-2 rispetto ai bambini più grandi e agli adulti, il che sembra verificarsi anche per la variante B.1.1.7, la cosiddetta variante ‘inglese’, che manifesta un aumento cospicuo della trasmissibilità tutte le fasce di età. Ulteriori studi e approfondimenti sono in atto (fonte Oms/Ecdc)”. 

Variante inglese: quali sono i sintomi

A quanto pare i sintomi di chi contrae la variante inglese sono gli stessi del ceppo originale: febbre, tosse secca, stanchezza, dolori muscolari, mal di gola, mal di testa, congiuntivite, diarrea, perdita di gusto e olfatto. Gli esperti britannici dell’Office for National Staticts, però, hanno anche notato come alcuni pazienti affetti da variante inglese abbiano manifestato debolezza e stanchezza, ancora prima della presenza dei classici sintomi. 
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