Non c’è pace per le varianti del Coronavirus. Da quella inglese alla brasiliana, fino alla più “recente”, quella indiana. L’Italia è subito corsa ai ripari impedendo l’accesso nel Paese a chi negli ultimi 14 giorni è stato in India: diverso, invece, il discorso per chi è residente nel nostro Paese e può rientrare con un tampone alla partenza e all’arrivo, con l’obbligo poi di quarantena. Ma nonostante questo, in Italia si sono già registrati dei casi di variante indiana, quella che ha stravolto il Paese asiatico e ha trascinato con sé molte vittime: venerdì scorso si è raggiunto il triste primato per casi a livello mondiale e degli 893.000 positivi, 346.000 sono stati registrati proprio in India.
Variante indiana in Italia: dove è stata trovata, sintomi
A Bassano (in provincia di Vicenza) sono stati scoperti i primi due casi di pazienti positivi alla variante indiana del Covid-19. Si tratta di un uomo e di sua figlia, entrambi indiani e rientrati in Italia dall’India a metà aprile. I due, che si sono posti subito in isolamento preventivo, sono ancora in quarantena con tutta la famiglia, sembrerebbero avere dei sintomi lievi e la situazione pare essere sotto controllo.
“Le varianti sono migliaia e prima o poi arrivano tutte – ha spiegato il governatore Luca Zaia – Stiamo gestendo la questione senza allarmismi. La variante c’è, ci è stata comunicata, vogliamo farlo senza ansia”. E’ allarme anche nella provincia di Latina, dove nella comunità Sikh sono stati registrati molti casi, ma al momento è in corso l’indagine epidemiologica e ancora non si sa con certezza se si tratti o meno di variante indiana. I tamponi verranno inviati all’Istituto Spallanzani e sequenziati, solo così si saprà come intervenire per arginare la diffusione di un’eventuale variante.
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Perché preoccupa la variante indiana e come funziona con i vaccini
La campagna di vaccinazione in Italia prosegue, ma ora con l’arrivo di questa variante la domanda che tutti si pongono è sempre la stessa: i vaccini sono efficaci? A dare una risposta ci ha pensato l’immunologa Antonella Viola, che con un post su Facebook ha spiegato: “Le varianti del virus non sono una novità, ormai lo sappiamo. E non devono generare panico ma prudenza. Questa variante identificata in Italia ha due mutazioni potenzialmente preoccupanti sulla proteina spike ma non ci sono dati che possono farci pensare che sia più trasmissibile o che generi una malattia più severa. E’ possibile invece che possa ridurre leggermente l’efficacia dei vaccini, come quella sudafricana, ma anche in questo caso servono i dati prima di esprimersi“. E ancora, “Anche nei confronti della variante sudafricana i vaccini comunque sembrano conferire protezione, seppur con una efficacia minore, quindi l’unica cosa da fare è continuare a contenere e vaccinare. Se tutti ci vacciniamo, il virus non farà più paura” – ha concluso l’esperta.
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Per Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di Medicina Molecolare dell’Università di Padova, intervistato dall’Adnkronos, “la variante indiana è già ampiamente diffusa anche altrove se è stata trovata in Veneto”. Da qui la necessità di “creare un sistema di sorveglianza adeguato in Italia, che ancora non c’è. Il problema – spiega il virologo – è che tutte queste nuove varianti rappresentano una minaccia sia alle riaperture, per le quali è già un problema la variante inglese, ma sono una minaccia anche al programma di vaccinazione. Vanno monitorate e noi ancora non abbiamo la capacità per farlo“. Al momento non si sa se questa variante sia più facilmente trasmissibile e se i vaccini a disposizione siano o meno efficaci: “Bisognerà capire – ha dichiarato Fabrizio Pregliasco ai microfoni della trasmissione Agorà – se e quanto è più contagiosa al rispetto al virus originale, come sembra, e poi servirà chiarire se sfugge ai vaccini. Ma sembra da uno studio israeliano che il vaccino Pfizer protegga almeno in parte”.