Contagi in calo, campagna di vaccinazione che procede spedita e decessi in diminuzione (ieri zero nelle province di Rieti, Latina, Frosinone e Viterbo). E’ questo il quadro della Regione Lazio che fa ben sperare, se non fosse che la variante Delta (meglio conosciuta come indiana) sta iniziando a travolgere anche l’Italia. Dalla Gran Bretagna alla California, l’allerta resta massima perché l’obiettivo è quello di farsi trovare preparati, di non vanificare gli sforzi fatti proprio ora che tutto il Paese è in zona bianca e da pochi giorni non c’è più l’obbligo della mascherina all’aperto.
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Anche nel Lazio è arrivata la variante Delta, quella che sembra essere più contagiosa e di facile trasmissibilità, quella che come ha spiegato l’assessore D’Amato a Repubblica: “diventerà dominante nel giro di tre, quattro settimane, e ci sarà un aumento dei casi giornalieri”.
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Variante Delta nel Lazio
La variante Delta corre e a rischio ci sono le persone non vaccinate, ma anche quelle che hanno una sola dose. Questo perché, stando ad alcuni studi inglesi, una prima dose di Pfizer, Moderna e AstraZeneca protegge dalla mutazione solo al 33%, una percentuale molto bassa.
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Nel Lazio – come ha dichiarato il presidente dell’Ordine dei Medici di Roma, Antonio Magi, a Repubblica – ci sono 30 casi di variante Delta accertati, “prevalentemente in provincia, ma una parte di essi si sono già negativizzati”. Dopo il piccolo cluster ad Aprilia con 17 casi positivi, ora ci sono due persone ricoverate al Policlinico Tor Vergata, ma le loro condizioni sono stabili e non preoccupanti. Altri positivi si sono registrati nella zona dei Castelli Romani, ma fortunatamente “ora – spiega Magi – “si riesce ancora a tracciare”. Ed è proprio questo il punto. Tracciare, sequenziare, arginare la diffusione della mutazione: tre pilastri per non indietreggiare, per farsi trovare preparati: è così che il Lazio, dal 28 giugno scorso, ha pensato bene di mettere a punto una task force per dare la ‘caccia’ alla variante.