C’è un intoppo nel tracciamento dei casi positivi a Roma e nel Lazio e il pilastro di questo problema è un sostantivo: l’omertà. L’assurdità – perché c’è dell’assurdo – in questo intoppo è che riguarda principalmente i più giovani; questi ultimi, spaventati dal non poter andare in vacanza non parlano né riferiscono possibili casi positivi.
Il Seresmi – l’ufficio che da dentro lo Spallanzani analizza l’andamento della pandemia – ha diramato il censimento dela variante Delta: circola all’80,9% e – nel 93% dei casi – chi si infetta non è stato vaccinato oppure è coperto solo dalla prima dose.
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Variante Delta: l’omertà che impedisce il tracciamento
Sono proprio i medici dell’Asl che denunciano il ghosting dei giovani: telefoni spenti, assenze ingiustificati, fughe e scenate. Nonostante ci sia un aggravante penale per chi dichiari il falso in emergenza sanitaria a loro sembra non importare: sono disposti a tutto pur di evitare la quarantena. Sono disposti ad infettare nonni, zii, parenti più fragili, ambienti scolastici, altri loro coetanei pur di non ammettere che hanno – forse si, forse no – avuto un contatto con un positivo.
Un episodio, più di tutti, colpisce e spiega l’esatta dinamica con cui questo fenomeno di baby ghosting dal tracciamento si stia sviluppando. A raccontarlo è la Repubblica che fa riferimento ad un cluster rintracciato il 5 luglio dopo una serata in uno stabilimento balneare di Ostia. Ad oggi quel focolaio conta 21 casi ma c’è un’altissima probabilità che tanti altri ragazzi siano positivi e si rifiutino di dichiararlo.
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Coronavirus: il ghosting tra i più giovani
I tracciatori della Asl Roma 3 si sono dovuti interfacciare con giovani positivi che sostenevano di “aver bevuto l’aperitivo da soli“. Tutti da soli a bere un negroni o una birra in una delle location della movida del litorale laziale. Qualcuno che ha ceduto c’è stato (per fortuna): in lacrime ha rivelato qualche nome della sua comitiva.
La cosa più assurda – e torniamo all’assurdità di questa storia – è che si sta diffondendo il falso mito che risultare positivi al Covid equivalga ad aver ucciso qualcuno e che sono tutti in fuga dalla legge. Che i ragazzi siano stanchi, dopo un anno e più dall’inizio della quarantena, lo si capisce ma raccontare il falso non gli restituirà l’estate o la vita che cercano.
Lo stesso Fabio Vivaldi, direttore del Sisp Asl Roma 2 ha dichiarato: “Non solo mentono, ma si infastidiscono pure, ci dicono che non è nostra competenza sapere cosa hanno fatto. Ci trattano come fossimo poliziotti ma il nostro è un compito sanitario e la quarantena non è una rottura bensì lo strumento più importante che abbiamo di prevenzione assieme ai vaccini”.