Prosegue la corsa ai vaccini nella Regione Lazio. Se avevamo segnalato pochi giorni fa un problema con le vaccinazioni delle persone anziane e fragili, oggi il problema si estende anche a tutti i cittadini. Sempre più medici di famiglia, infatti, consigliano di effettuare il vaccino ai propri pazienti, in una situazione che ha segnalato un boom di richieste in tutta l’area laziale. Condizione che, almeno a Roma, ha fatto già esaurire tutti i posti per le prossime settimane.
Boom di richieste di vaccini nel Lazio: a Roma sono già finiti i posti disponibili
I medici, con l’arrivo dell’aumento, stanno convincendo i pazienti a fare il vaccino anti-influenzale e contro il Covid-19, sottolineando nuovamente come sia meglio “prevenire che curare” queste patologie. Eppure, nella Capitale d’Italia, trovare ora i vaccini è semplicemente impossibile. Tra Frosinone e Latina, infatti, i posti disponibili attualmente sono riscontrabili nelle località di Cassino e Formia, lasciando il resto del territorio regionale senza riferimenti.
La Regione programma i vaccini, ma mancano le fiale
Mentre la Regione Lazio continua a programmare le date per l’inoculazione del vaccino nelle persone, un problema concreto si sta palesando ormai da giorni sul sistema vaccinale del territorio: su tutta l’area regionale, infatti, i medici non hanno scorte sufficienti di fiale per soddisfare tutti i pazienti che ne fanno richiesti. Tutto ciò nonostante un altro dato importante: in confronto alla pandemia, solo pochi cittadini hanno deciso di sottoporsi nuovamente all’iniezione del farmaco, con il resto della popolazione che lecitamente s’interroga sulle controindicazioni del siero e attende gli esiti delle Commissioni d’Inchiesta parlamentari sulla vicenda.
Mancano i vaccini, nonostante i richiedenti sono calati
Nonostante numeri fortemente ridimensionati in confronto al passato, i vaccini non bastano per quei pochi cittadini intenzionati a fare il quarto o quinto richiamo vaccinale. Come avevamo segnalato in passato, tutto dipende da un errato calcolo delle dosi, che gli enti alla sanità regionale hanno sottostimato.