Dicevano di vendere olio extra vergine d’oliva italiano proveniente dalla zona di Gaeta, creando un business nel mercato alimentare che aveva superato anche i confini del mercato interno italiano. Il segreto erano i bassi costi del prodotto, che aveva attratto acquirenti anche da altri Paesi in giro per il mondo. Peccato una cosa: il sistema era l’ennesima contraffazione all’interno del territorio della Regione Lazio. Vendevano infatti “olio d’oliva vergine” e non il tanto famigerato “olio extravergine di oliva”, tanto ricercato in Italia e all’estero.
La truffa dell’olio extravergine di oliva a Gaeta
Venduto come “olio extravergine di oliva”, in realtà era semplice “olio di oliva vergine”. È quanto hanno accertato le analisi effettuate dal Laboratorio Chimico di Roma dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli che, insieme ad altri enti accreditati, ha svolto delle verifiche su un carico destinato a un Paese asiatico. La frode è stata scoperta dai funzionari dell’Ufficio delle Dogane di Gaeta – Sezione Operativa Territoriale di Aprilia nell’ambito dell’attività di prevenzione e repressione delle frodi alimentari. Il rappresentante legale della società esportatrice è stato denunciato all’Autorità Giudiziaria. L’olio incriminato era confezionato in bottiglie da un litro, riportanti l’etichetta con la dicitura errata. Il valore della merce supera i 60mila euro, per un peso totale di circa 20 tonnellate.
Le parole delle associazioni attive nella lotta alle contraffazioni
Impegnata nella lotta alla contraffazione e nella tutela dei consumatori, come peraltro in questo caso nella zona di Gaeta, l’associazione Codici si è attivata per vie legali sulla vicenda. “Un caso che dimostra quanto sia alto il pericolo contraffazione – dichiara Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici – e quanto sia importante l’attività di prevenzione e di contrasto a un fenomeno che danneggia i cittadini così come le imprese oneste. In questo caso il plauso va all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli per l’intervento effettuato”.
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