Tolti i sigilli al poligono di Tor di Quinto, era chiuso dall’omicidio compiuto da Claudio Campiti. Dopo l’omicidio avvenuto durante la riunione condominiale nel quartiere, ripartono le attività all’interno della struttura. Infatti, gli inquirenti hanno voluto vederci chiaro sulle norme di sicurezza di questo posto. Qui, il killer Claudio Campiti prelevò la pistola, e anche i proiettili, con cui uccise tre donne durante una riunione condominiale.
La sicurezza al poligono di Tor di Quinto
Come plausibile, l’indagine della Procura ha sottolineato come “vi fu una scarsa sicurezza nella gestione di Campiti quel giorno”. Ma sul piano del controllo, a dirla tutta, soffrono tutti quei poligono presenti nel territorio provinciale di Roma. Infatti, “la strage poteva essere evitata, se qualcuno avesse controllato l’utilizzo corretto di quelle armi da parte di Campiti”. Invece, il killer ebbe modo tranquillamente di compiere una strage.
In tal senso, Luca Campiti – socio della struttura – prelevò dall’armeria del poligono una pistola Glock. Gli addetti gli consegnarono l’arma in una valigetta, compresa di colpi. Campiti quel giorno però non si recò alla linea di tiro, come avrebbe dovuto, ma si sarebbe diretto alla sua macchina. Liberata l’arma, sarebbe andato al bar di Fidene e avrebbe compiuto la strage per liti condominiali occorse durante la riunione, stroncando la vita di tre donne.
Riprese le attività al poligono
Dopo oltre tre mesi, le attività sono completamente riprese all’interno del poligono di Tor di Quinto. Qui, infatti, si è tornati a sparare per le esercitazioni di pubblica sicurezza. Chiunque voglia allenarsi, deve però portarsi un’arma propria. E’ rimasta sotto sequestro, però, l’area dell’armeria. Questa, la zona “poco custodita” dopo Claudio Campiti si fece consegnare una pistola senza particolari problemi. Gli inquirenti, adesso, dovranno capire chi gli consegnò l’arma da fuoco e perché non si accorse dell’utilizzo folle che ne avrebbe messo in piedi Campiti.
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