Terracina. Sono passati due anni, da quel 22 luglio 2020, quando Gianfranco Sciscione, ex presidente del consiglio comunale di Terracina, venne interrogato dalle guardie costiere e riferì delle indiscrezioni raccolte su una presunta bustarella destinata all’attuale eurodeputato di FdI: “È vero. Mi parlarono di una busta contenente 40mila euro diretti a Nicola Procaccini” – le sue parole sono riportate anche da la Repubblica.
L’uomo della Meloni e le mazzette intascate a Terracina
Un sospetto poco felice, che spunta in un verbale allegato all’inchiesta “Feronia”, culminata sei mesi fa con l’arresto dell’allora vicesindaco di Terracina, Pierpaolo Marcuzzi. Proprio in quel periodo, Marcuzzi era addirittura tra i favoriti per una candidatura alle regionali con Fratelli d’Italia. Poi, la settimana scorsa di nuovo ai domiciliari nell’indagine “Free Beach” in cui lo stesso Procaccini, uno degli uomini di fiducia di Giorgia Meloni, è indagato a piede libero con le accuse di turbativa d’asta e induzione indebita a dare o promettere utilità. Acque torbide è dir poco, insomma.
L’inchiesta ”Feronia”
L’inchiesta denominata ”Feronia” partì da un luna park installato sul suolo demaniale a Terracina da una famiglia rom, un’indagine destinata ad allargarsi verso le pressioni che Marcuzzi avrebbe fatto per ottenere finanziamenti diretti allo stadio di Borgo Hermada, essendo presidente della locale squadra di calcio, alle gare inquinate a favore di imprenditori amici del politico e alla consegna a domicilio da parte di quest’ultimo di schede elettorali con dentro i bigliettini con le indicazioni di voto.
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Le indagini e le accuse
L’indagine, poi, aveva portato alla richiesta di giudizio per l’ormai ex vicesindaco, già imputato nel processo sulla riqualificazione dell’area della Pro Infantia: ora rischia di dover rispondere di falso ideologico, tentata truffa aggravata, turbativa d’asta e induzione indebita a dare o promettere utilità a fini elettorali. In quel caso, il rappresentante di un comitato civico consegnò agli investigatori la registrazione di una telefonata tra lui e Sciscione in cui l’allora presidente del consiglio comunale gli riferiva di indiscrezioni raccolte su mazzette consegnate a Marcuzzi e Procaccini.
Le dichiarazioni di Sciscione
Inevitabilmente, gli inquirenti si rivolsero a Sciscione che, alle ultime elezioni, si era candidato a sindaco. L’allora presidente del consiglio comunale confermò, sostenendo di essere stato avvicinato dal titolare di una pescheria, il quale gli avrebbe detto che una persona voleva parlargli di quelle bustarelle, di cui però non aveva prove avendo consegnato denaro contante, non tracciabile.
40 mila euro per Procaccini
Fu, poi Sciscione stesso a dire che una persona appunto voleva fargli delle rivelazioni sulla consegna di “una busta contenente 50mila euro al signor Marcuzzi e un’altra busta contenente 40mila euro che invece aveva consegnato ad una persona ben vestita che avrebbe dovuto farla recapitare al signor Nicola Procaccini” (Repubblica). Denaro che, a quanto pare, sarebbe servito per la campagna elettorale delle europee 2019.