Ventunanni per il boss della clan albanese a Roma e 14 per “Il Principe”, sicario noto nella malavita romana per le sue origini nobiliari. I due erano accusati di tentato omicidio nei confronti di A.M., ferito a colpi di arma da fuoco nel 2020 ad Acilia.
Da principe a sicario per la mafia albanese, con cui si è alleato per freddare A.M., 45enne che chiedeva il pizzo per droga. Per “il principe” la Procura di Roma ha chiesto 14 anni per aver partecipato al tentato omicidio di M.. Ne sono stati chiesti 21 di anni per il narcotrafficante e boss del clan albanese che opera tra Acilia e Ostia. Proprio ad Acilia, il 22 ottobre 2020, i due misero in atto un piano per far fuori M., che all’epoca dei fatti pretendeva di essere risarcito dopo essere stato arrestato per spaccio di cocaina, senza aver fatto i nomi del “Principe” e del malavitoso albanese. Un ricatto che però gli si è ritorto contro.
Tentato omicidio di Acilia: le condanna richieste
I pm Mario Palazzi e Francesco Cascini si sono espressi in modo eloquente sui fatti di quel 22 ottobre 2020, ricostruendo alla perfezione il profilo del sicario del tentato omicidio, e del boss albanese legato a Diabolik, colui che si proclamava “Dio” e voleva riprendersi Roma con le sue scorribande criminali. Dalle carte dell’inchiesta, si legge infatti che il sodalizio che si era creato tra il clan albanese e il sicario, noto nel panorama criminale romano per le sue origini nobiliare, si configura come “un gruppo dal profilo di elevatissima capacità criminale e pericolosità sociale”, ha detto il pm Palazzi in aula. Quanto a chi doveva sporcarsi le mani, il pubblico ministero lo ha definito un “personaggio inquietante” per la scelta di gettarsi nella criminalità organizzata come vocazione.
“Non ha bisogno di delinquere per motivi economici, ha soldi e una buona famiglia”, ha affermato, “Non è un disgraziato di periferia, potrebbe fare una bella vita, e invece delinque per piacere, per suo gusto personale, indossa il maglioncino e spara”. “Il principe”, di buona famiglia e residente in una lussuosa villa dell’Olgiata, è stato detto poi che “è invasato dalle sue idee antidemocratiche e si definisce orgogliosamente fascista”.
Le condanne per i complici del tentato omicidio
I pm Palazzi e Cascini si sono pronunciati però anche nei confronti della stessa vittima della sparatoria, A.M., accusato di estorsione: per lui sono stati chiesti 8 anni. Ventuno per D.G., narcotrafficante di medio spessore tra Acilia e Ostia, e 18 anni per A.C., ex giocatore della Lazio ed ex compagno della showgirl Antonella Mosetti. Lui sarebbe stato il mandante dell’omicidio.