Roma. Sul caso della studentessa violentata al Policlinico Umberto I ne avevamo già parlato, in diversi articoli: le sue testimonianze erano state agghiaccianti. L’infermiere di oltre 50 anni, con il quale doveva tenere il tirocinio all’interno del nosocomio ha sfruttato la sua ”posizione” e l’orario notturno per abusare di lei, in uno sgabuzzino, e poi, come se nulla fosse, è ritornato a svolgere le sue solite mansioni lavorative. Un atto terribile, compiuto ai danni di una 20enne con tanti sogni, e la grande passione per il lavoro che un futuro di sarebbe apprestata a svolgere. Un trauma che ha gettato un’ombra di malessere sulla sua vita. Un abuso compiuto in un ospedale, un luogo che dovrebbe essere considerato il più sicuro all’interno di una città. E, poi, quel che è peggio, nei pressi dell’Università, il che non ha mancato di spaventare anche gli altri studenti. Credeva di farla franca, per questo l’infermiere 55enne era ritornato tranquillamente al lavoro. Ma non è stato così. Alla fine, la giustizia è arrivata.
Tirocinante 20 anni stuprata dall’infermiere in ospedale
Il personale del Commissariato Università, a seguito di attente e scrupolose indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Roma, nelle ultime ore, ha dato esecuzione ad una Ordinanza di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari con Braccialetto Elettronico emessa dal G.I.P. del Tribunale di Roma, nei confronti di un 55enne italiano, infermiere presso l’Ospedale Umberto I, gravemente indiziato del reato di violenza sessuale avvenuta lo scorso 26 ottobre nei confronti di una studentessa di 20 anni, tirocinante presso quella struttura ospedaliera. Il teatro scabroso della violenza sessuale era stata una stanza inutilizzata all’interno del nosocomio, dove, durante il turno serale, l’uomo avrebbe fatto entrare la giovane facendole credere che fosse quella di degenza di un paziente che aveva bisogno di una terapia farmacologica. Ma era solamente una trappola per la giovane 20enne: una volta all’interno, all’improvviso, avrebbe chiuso la porta a chiave e avrebbe afferrato e bloccato la ragazza costringendola a subire atti sessuali. La giovane, impaurita, temendo una possibile escalation di violenza, non era riuscita in quel momento ad opporsi. Solamente una volta uscita dalla stanza, con un escamotage del momento, si era allontanata dall’uomo e, in stato di agitazione e di forte shock, tra le lacrime, lo sconforto, il panico, aveva deciso di raccontare tutto ad un collega, il quale aveva poi richiesto l’intervento delle Forze dell’Ordine. Il personale del II Distretto Salario Parioli, tempestivamente intervenuto, aveva in quel giorno identificato e sentito l’uomo. L’attività investigativa che ne è scaturita, coordinata dalla Procura capitolina, ha permesso di ricostruire, anche grazie alle testimonianze, l’episodio e stabilire cosa fosse accaduto. La giovane, a causa delle lesioni riportate, era stata sottoposta a cure mediche con prognosi di 10 giorni.