Ci sono voluti tre anni, ma alla fine giustizia è fatta. Un uomo è stato accusato di essere uno dei componenti del ‘branco’ di persone che nel 2016 adescò una giovane e la portò in un casolare alla periferia di Ferentino per violentarla. Ma il suo coinvolgimento si è rivelato essere uno scambio di persona. Andiamo a vedere insieme più nel dettaglio cosa è successo.
Scambio di persona nel frusinate
Come ha riportato l’edizione online de Il Messaggero, il 33enne era stato assolto in appello nel 2019. Ora, oltre al proscioglimento da ogni accusa, arriva anche il maxi risarcimento per ingiusta detenzione: oltre 160 mila euro.
Andiamo a vedere cosa è successo. Era la notte del 4 settembre 2016 quando una studentessa universitaria di 21 anni, residente a Castro dei Volsci, nel frusinate, venne soccorsa in stato confusionale da una automobilista. Era a piedi, da sola e sotto shock, lungo via Casilina. Riuscì a malapena a raccontare di essere stata stuprata da alcuni ragazzi che l’avevano attirata con l’inganno in un casolare. L’automobilista la portò in ospedale a Frosinone, dove i medici, a seguito di visite e consulenze, accertarono l’avvenuta violenza.
Da lì iniziarono le indagini dei carabinieri. Attraverso l’identikit fotografico mostrato alla vittima, furono individuati i membri del gruppo, tra i quali anche il 33enne.
La sentenza di primo grado
Nella sentenza di primo grado, l’uomo fu condannato a cinque anni e quattro mesi di reclusione. Poi, successivamente, i suoi legali riescono a dimostrare la sua estraneità allo stupro perché c’era stato, di fatto, uno scambio di persona.
Dunque il 33enne, dopo l’assoluzione, viene scarcerato. L’ordinanza della corte d’appello, che riconosce all’uomo oltre 160 mila euro verrà impugnata dai legali, i quali hanno accettato l’importo in acconto ma ritengono che il danno subito sia stato di gran lunga superiore. Per questo chiederanno alla corte di Cassazione l’importo massimo che la legge fissa per l’ingiusta detenzione: 516 mila euro.