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Stupro di Capodanno, l’associazione Bon’t Worry chiede: ‘Processo a porte aperte’

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Stupro

Si alza la voce su quello che sarà il processo per lo “stupro di Capodanno”. A chiedere trasparenza da parte della Magistratura, in questa vicenda, è l’associazione Onlus Bon’t Worry. All’interno della questione, la realtà associativa lamenta una certa “superficialità” nei giudici che hanno preso in mano il caso, ovvero le stesse toghe che hanno sentenziato riguardo l’episodio della “palpata breve”.

Bon’t Worry: “Trasparenza sul processo dello stupro di Capodanno”

La richiesta di Bon’t Worry Onlus. Gli associati chiedono maggiore trasparenza in quello che sarà il processo per il famoso caso di Capodanno, reputando inidonei i giudici che prenderanno il caso nelle mani. In tal senso, la stessa associazione ritiene “inammissibile che, le stesse giudici della ‘palpata breve’, tornino a esprimersi riguardo una vicenda di violenza sessuale”. 

Garantire piena giustizia sullo stupro di Capodanno

In tal senso, la Onlus Bon’t Worry vuole un processo equilibrato riguardo lo stupro di Capodanno. Non sentirsi dire, per esempio, come un caso di molestia non esista perchè “la palpata al sedere è durata meno di 10 secondi”. Una richiesta che sembrerebbe fuori da ogni logica, non fosse che in Italia realmente si è espresso un giudizio processuale che è andato a ricamare quell’illogicità. 

Il processo venga fatto a porte aperte

Gli associati di Bon’t Worry, per evitare nuovi casi “palpata breve”, chiedono regole precise per il processo. Tra queste, la disponibilità di svolgerlo a porte aperte, ovvero dove il pubblico potrà constatare la sentenza del giudice e magari anche contestarla, in maniera civile, nel caso in cui ci si esprima con una sentenza discutibile verso le condizioni della vittima. 

Una situazione dovuto anche per l’immagine della vittima dipinta dai giornali, che la stessa associazione dipinge come “fantasiosa”. Insomma, rimanere sul fatto, guardare alla ricerca di una verità sui fatti avvenuti, senza cadere nella potenziale diffamazione della vittima. 

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