Indagati nella strage di Fidene anche B., A., il direttore del tiro a segno nazionale e G., M., responsabile dell’armeria del poligono di Tor di Quinto, che in concorso con il 57enne Claudio Campiti dovranno rispondere di porto abusivo di arma da fuoco. Due dunque gli indagati per i terribili avvenimenti avvenuti lo scorso 11 dicembre, quando il 57enne aprì il fuoco in un bar di via Monte Giberto dov’era in corso una riunione di condominio. Riunione alla quale erano presenti circa una trentina di persone. A seguito dei fatti quattro donne sono morte.
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La strage di Fidene e il sequestro preventivo dell’armeria del poligono di tiro
A distanza di diversi mesi dai fatti, non si fermano le indagini sulla vicenda che vede coinvolto il 57enne Claudio Campiti. Com’è noto, la pistola che l’uomo utilizzò per compiere la strage era stata sottratta con facilità, senza che nessuno se ne accorgesse, dal poligono di Tor di Quinto. Sottrazione che è stata resa possibile in virtù del fatto che non c’erano idonee misure di sicurezza. Alla luce di ciò, il gip del tribunale di Roma ha disposto il sequestro preventivo dell’armeria. Il provvedimento è stata eseguito dei carabinieri di via Selvi che, coordinati, dal pubblico ministero, stanno conducendo le indagini.
I fatti
L’11 dicembre scorso il 57enne Claudio Campiti è giunto nel chiosco di Via Monte Giberto, a Fidene, ed ha iniziato a sparare. Erano le 9.30, si stava tenendo una riunione di condominio quando improvvisamente l’uomo ha aperto il fuoco. Come anticipato, erano circa trenta le persone presenti alla riunione, quattro invece le donne che hanno perso la vita a seguito della sparatoria e se pistola utilizzata da Campiti non si fosse inceppata, l’uomo avrebbe potuto fare una strage ancor più grave.
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