Strage di Cisterna. Il terribile episodio avvenuto 4 anni fa a seguito del quale venne gravemente ferita una donna e persero tragicamente la vita due bambine di 7 e 13 anni si sarebbe potuto evitare. Un verdetto che lascia l’amaro in bocca ai parenti della vittime e che certamente non può per alleviare il loro dolore.
L’ipotesi, formulata dal Pubblico Ministero Giuseppe Bontempo è stata avallata dal giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Mario De Rosa. Proprio oggi infatti il giudice ha rinviato a giudizio i due medici, Quintilio Facchini e Chiara Verdone accusati di omicidio colposo.
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Strage di Cisterna: la dinamica dei fatti
Ma facciamo un passo indietro. È il 28 febbraio del 2018, siamo a Cisterna e precisamente in località Le Castella quando il carabiniere Luigi Capasso ferì la moglie, Antonietta Gargiulo mentre si stava recando a lavoro e uccise le figlie, Alessia e Martina di 7 e 13 anni. Dopo l’efferato gesto l’imputato si tolse la vita.
Le motivazioni
Il militare non riusciva ad accettare la fine della relazione con la donna e così la ferì con la pistola d’ordinanza esplodendo tre colpi. Dopodiché, salì in casa e mentre erano in corso le trattative con i colleghi per un’eventuale resa, proprio in quel frangente, arrivò la più terribile delle verità: l’uomo aveva ucciso anche le due bambine mentre dormivano nella loro cameretta.
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Cosa dicono gli inquirenti
Ora, secondo gli inquirenti, il carabiniere non avrebbe dovuto avere la pistola. Infatti non riuscendo ad accettare la fine della relazione aveva più volte minacciato la donna, dando segno di evidente squilibrio.
A ben vedere l’arma gli era stata tolta una volta ma poi restituita in quanto, visitato dal suo medico di fiducia Facchini e poi da quello militare Verdone non sono state riscontrate anomalie e problemi.
Per queste motivazioni, il pm Bontempo ha ritenuto i due medici responsabili dell’accaduto e chiesto per loro il rinvio a giudizio. I due sono accusati di omicidio colposo ed il processo inizierà il 16 marzo 2023.