L’orrore e il massacro compiuto da Luigi Capasso, l’appuntato dei carabinieri che mercoledì’ mattina prima di suicidarsi ha sparato prima alla moglie, Antonietta Gargiulo, poi alle sue due figlie di 13 e 7 anni, Alessia e Martina, è stato tutto premeditato; probabilmente proprio durante le 5 ore antecedenti alla tragedia.
In quelle 5 ore Capasso, che aveva appena terminato il turno di lavoro, anziché rientrare in caserma, dove viveva, ha vagato per tutta la notte meditando vendetta contro la donna che voleva separarsi da lui proprio a causa della sua indole violenta. Antonietta e le due bambine erano da tempo spaventate dall’uomo, tanto che la donna lo aveva allontanato da casa e aveva presentato un esposto nei suoi confronti.
Luigi Capasso alle 5 di mattina di mercoledì ha aspettato che la moglie scendesse di casa e aprisse il garage per prendere la macchina con cui doveva recarsi a lavoro, gli si è presentato alle spalle impugnando la pistola di ordinanza e ha sparato contro di lei per ben 5 volte, colpendola al torace, al volto e all’addome. L’uomo poi, in preda alla sua lucida follia, ha preso le chiavi dalla borsa della donna ed è salito in casa deliberatamente per uccidere le due bambine.
La rabbia, l’odio, la disperazione e la follia avevano ormai da tempo preso il sopravvento su di lui e lo hanno guidato a compiere una strage, forse premeditata da mesi, da quando a settembre aveva già picchiato violentemente Antonietta sia a lavoro davanti ai colleghi della donna, sia in casa davanti agli occhi delle loro bambine terrorizzate dalla violenza del loro papà.
Dopo la strage di mercoledì, quando i carabinieri hanno fatto irruzione nell’appartamento in cui si è svolto il massacro, hanno trovato un biglietto nella camera da letto di Antonietta dove Capasso aveva scritto in stampatello: “NON DOVEVA FARLO”. Il biglietto, scritto su un foglio A4 e piegato a metà, testimonia dell’odio che l’appuntato aveva nei confronti della donna.
A dare credito all’ipotesi che Luigi Capasso avesse premeditato la strage vi è anche il ritrovamento di due buste contenenti denaro e assegni, una indirizzata a Gennaro Capasso, fratello di Luigi, e una alla mamma. Queste due buste rappresentavano il “testamento” dell’uomo che, ben consapevole dell’orrore che stava per compiere, si era premunito del denaro necessario per pagare i funerali della sua famiglia.