Ancora una volta un autista Atac è finito nel mirino e, purtroppo, anche in questa occasione non per ‘meriti’. A raccontare quanto successo è la scrittrice e conduttrice radiofonica Giulia Blasi in un tweet, immediatamente diventato virale. “9.09 di mattina, Linea Centocelle-Laziali, anche detta ‘il trenino’ o ‘il tramvetto’ a seconda dell’interlocutore. Fermata di Porta Maggiore, un po’ di gente scende. Dopo qualche secondo, dalla cabina del conducente si sente urlare: ‘Mannaggia alla m*****a di sti n***i demmerda’”.
Il risentimento della scrittrice Giulia Blasi presente alla vicenda
È successo sabato a Roma e la Blasi prosegue nel suo post sottolineando: “Riempite voi gli asterischi, io l’ho sentita senza censura e così la signora vicino a me e tutte e due abbiamo reagito, anche se a un volume non sufficiente a essere udite”. La conduttrice radiofonica precisa che era troppo lontana per riuscire “capire cosa abbia causato l’esplosione di razzismo estemporaneo, quindi se ci fosse gente sui binari, ma so che sono appena scese una donna con un braccio una bambina di due o tre anni”. E precisa: “Abbiamo sentito chiaramente tutti. Immagino si sia sentito anche fuori. Immagino l’abbia sentito, se non ne era proprio l’oggetto, la donna con la bambina”.
Il messaggio al Ministro: “Sì, Salvini, l’Italia è un paese razzista”
Indignazione, tanta, da parte della Blasi, la quale non nega che “l’espressione di frustrazione, allarme o irritazione può capitare”, ma non “l’epiteto razzista. Non mi interessa quanto sei arrabbiato, spaventato o irritato, il razzismo non lo accetto”. Lo sdegno è palpabile nel post della scrittrice che si domanda e forse lo domanda anche all’azienda se “@InfoAtac abbia una policy, un codice di comportamento che gli autisti sono tenuti a rispettare. Il conducente era sul lavoro e si è espresso in un modo irrispettoso e violento, e non è nemmeno rilevante se chi l’ha sentito potesse sentirsi coinvolto. Non ho bisogno di avere la pelle scura per pensare che urlare epiteti razzisti sia inaccettabile (sul lavoro o meno). Non penso che la segnalazione possa avere un seguito, so che è poco, in assenza di altri testimoni. Ma mi sembrava importante raccontarlo”. E invia un messaggio al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, al quale dice: “Sì, Salvini, l’Italia è un paese razzista, perché in un paese non razzista una roba del genere comporterebbe qualche penalità. Invece no, le persone afrodiscendenti (e in generale le persone non bianche) devono mandare giù”.
Atac ha preso visione del post e ora cerca il macchinista
Atac, non è rimasta indifferente, leggendo il post e proprio tra i commenti ha chiesto a Giulia Blasi altri particolari. L’azienda sembra, quindi, essersi messa alla ricerca del suo conducente, ma si tratterà certamente di una ricerca difficile, mentre il post della Blasi divide il web, tra chi sottolinea: “Razzismo no, borseggiatori alla metro sì” e chi condividendo la posizione della scrittrice punta l’indice contro un comportamento ritenuto riprovevole.