L’8 gennaio 2023 dovrebbe iniziare l’autopsia di Stefano Dal Corso, trovato morto impiccato nel carcere di Oristano il 12 ottobre 2022.
Dopo mesi di dubbi e incertezze, la Procura di Oristano ha ceduto alle richieste dei consulenti sul caso Dal Corso. Sono serviti sette “no” per convincere la Procura ad autorizzare l’autopsia l’8 gennaio 2024 sul corpo del 42enne trovato morto, il 12 ottobre 2022, impiccato nella sua cella. L’uomo si trovava recluso nel penitenziario “Massama” temporaneamente, per incontrare la figlia di 7 anni. Avrebbe dovuto finire di scontare la pena a Rebibbia per una vicenda di droga, ma a Roma non ha mai fatto ritorno.
La Procura accoglie l’autopsia dopo le rivelazioni del supertestimone
Troppe le incongruenze sulla morte del 42enne del Tufello. La prima: perché se è sempre stata sostenuta la versione di un suicidio, i medici legali che hanno visitato la salma hanno parlato invece di “cose che non tornano”?
Una testimonianza chiave arriva poi da una fitta corrispondenza via mail e lettere grazie alla moglie di un agente della polizia penitenziaria. Una, in particolare, è giunta fino all’avvocato difensore di Stefano Dal Corso Armidia Decina, rivelando un retroscena che potrebbe dare una svolta alle indagini. Un supertestimone, sotto anonimato, ha rivelato infatti via mail temporanea (di quelle che si autodistruggono in poche ore) che nella struttura penitenziaria sarda avrebbero “modificato la relazione, hanno cambiato medico legale, lo hanno vestito con indumenti della caritas e hanno fatto sparire quelli sporchi pieni d sangue con le prove e le impronte”.
Il supertestimone avrebbe così contattato per via indiretta la sorella della vittima dicendole di essere in possesso degli indumenti intrisi di sangue, insieme agli estratti video con le immagini del pestaggio. Non un suicidio quindi, ma un vero e proprio omicidio per mettere a tacere Stefano Dal Corso. E’ lo stesso supertestimone a rivelare il motivo: Dal Corso avrebbe visto qualcosa che non doveva avrebbe aperto la porta dell’infemeria e avrebbe assistito a un rapporto sessuale tra due operatori del carcere.
L’avvocato della famiglia Dal Corso: “Il fascicolo fu cambiato, si indaga per omicidio volontario”
Non è tutto oro colato però. Armidia Decina, legale della famiglia Dal Corso, suggerisce di soppesare le ultime rivelazioni sull’omicidio di Stefano. “Andrei cauta a chiamare supertestimone l’ultima testimonianza raccolta, che però ha rifatto accendere i riflettori sulla vicenda. Questa persona va identificata dalla Procura. Ma è ovvio che se la Procura ora ha preso più in considerazione il caso e l’autopsia, allora forse ha avuto modo di riscontrare alcune verità nelle parole raccontate da questa persona”. Il 4 gennaio ci sarà il conferimento di incarico per la necroscopia, che si terrà tra l’8 e il 24 gennaio.
Per ben sette volte l’avvocata Decina aveva chiesto, senza successo, che si svolgesse l’esame sul corpo di Stefano. Adesso la procura di Oristano ha deciso per gli accertamenti necroscopici e il prossimo 4 gennaio affiderà l’incarico al medico legale Roberto Demontis. L’autopsia sarà eseguita a Roma dove si trova attualmentela salma.
La famiglia avrà i suoi consulenti: il medico legale Claudio Buccelli, l’ematologa forense Gelsomina Mansueto e l’esperto tossicologico Ciro di Nuzio. Il detenuto si sarebbe trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato: entrato in infermeria per prendere dei farmaci, avrebbe assistito a un rapporto sessuale tra due agenti. Per essere messo a tacere sarebbe quindi stato portato in una cella e ucciso a manganellate, poi colpito con una spranga per provocare la rottura dell’osso del collo e simulare il suicidio.