Scuola. Sono davvero tanti soldi – circa 329 milioni di euro – e, inoltre, stanziati in un sol colpo. I presidi di Roma e di tutta la Regione non avevano mai visto una cifra del genere, e comunque mai tutti insieme. Un soffio al cuore, un sollievo, ma anche una grande responsabilità. Un oceano di risorse finanziarie che arrivano per costruire nuove scuole e ristrutturare quelle esistenti.
Arrivano i fondi dal Pnrr, ma sono ”troppi”
Ma quando le risorse sono così vaste, sorge subito il problema su come spenderli. ”O meglio – fa sapere Mario Rusconi leader regionale dell’associazione dei presidi – le idee non ci mancano, ma ci ritroviamo senza gli strumenti e il personale adatto per programmare e progettare gli interventi». Risultato? «Rischiamo di ritardare l’avvio dei lavori, se non di non perdere moltissimi di questi fondi”.
La categoria dei presidi, di conseguenza, ha scritto al ministero dell’Istruzione per chiedere come muoversi. Si tratta di una questione davvero molto seria, che non può essere presa sotto gamba: in ballo c’è il futuro delle nostre scuole e dei nostri figli, così come del Paese tutto.
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I tempi stretti imposti dall’Europa
Anche perché l’Europa impone tempi stretti (i fondi vanno impegnati entro il 2026) e soprattutto eroga i soldi se vengano completati con la stessa celerità i progetti esecutivi. Dunque, oltre all’importanza, anche l’impellenza della questione. I tempi sono stretti e le problematiche non fanno che aumentarne l’intervallo: sono centinaia gli istituti che lamentano il deficit di personale e conoscenze e che sono centrali in questo programma perché devono essere loro segnalare le necessità d’intervento.
I rischi della scuola nella Regione
La pena è l’addio a a centinaia di milioni per costruire nuove scuole, mettere in sicurezza quelle esistenti e garantire il diritto allo studio in modo dignitoso. Tra gli interventi urgenti ci sono quelli di tipo energetico, ottimizzazione degli spazi e delle risorse ma sopratutto la digitalizzazione della scuola: a banda larga, gli strumenti innovativi di ultima generazione, fino all’estensione del tempo pieno e alla formazione del personale.
Tutto questo, senza considerare che gli stessi problemi – mancanza di progettisti e di know how tecnico-amministrativo – rischiano di riproporsi quando partirà il piano da 200 milioni di euro voluto dalla ministra Mara Carfagna e dal sindaco Roberto Gualtieri per la riqualificazione energetica di 111 plessi scolastici della Capitale.
Le preoccupazioni dei presidi
Il panico tra i presidi degli istituti regionali si è diffuso quando si sono avviate le primi azioni per il Piano ”Scuola 4.0”. Con tale denominazione ci riferiamo, ovviamente, ai progetti destinati alla digitalizzazione di aule e all’acquisto di computer, tablet e macchinari per laboratori. Nel Lazio sono coinvolte circa 250 scuola, oltre la metà a Roma, con ognuna che si sono vista assegnare in media 160mila euro (il Messaggero).
I lavori da mettere in atto
La tabella di marcia imposta dall’Europa per l’erogazione dei fondi suddetti, prevede che entro dicembre ogni preside presenti al ministero la progettazione esecutiva degli ambienti e dei laboratori e individui le risorse necessarie. Va poi successivamente concluso anche l’affidamento dei lavori entro marzo del 2023.
Poi, c’è il lavoro sulle strutture, l’efficientamento energetico e la manutenzione dei plessi antiquati. Anche in questo caso la paura è che i tempi siano troppo stretti per le scuole romane, parte delle quali sono state costruite per il 75 per cento prima del 1975. Insomma, la questione è chiara: non sembrerebbe esserci la giusta esperienza né la corretta organizzazione per gestire un così alto flusso di denaro.