Vittoria in tribunale per Claudio Lotito. Il presidente della Lazio ha infatti vinto la sfida tutta biancoceleste contro Paolo Di Canio, reo di averlo attaccato duramente in tv per l’acquisto dell’attaccante argentino Mauro Zarate. E c’è di più: Di Canio dovrà pagare anche le spese di giudizio di primo e secondo grado.
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La ricostruzione dei fatti
Andiamo con ordine. Il 13 marzo 2011, sulle reti Mediaset, Paolo Di Canio (ex bandiera della Lazio e al tempo opinionista) si scaglia contro Claudio Lotito: “Presidente, perché un giocatore che è costato, dal bilancio che ho letto, 37 milioni alla Lazio ha un rendimento così basso?“. Il riferimento è a Mauro Zarate, attaccante argentino che fino a quel momento aveva deluso le aspettative. “Zarate non è costato 37 milioni ma 20 milioni, impari a leggere il bilancio. Di Canio lei pensi a fare il giocatore e non a parlare di analisi economiche, visto che non è informato e non sa quello che dice“, la risposta di Lotito. E da lì i toni si sono accesi. “Io so benissimo quello che dico, ho letto i bilanci e avete speso 21 milioni più 14,9 di transazioni, lei è anche indagato per questo, non si permetta di dire che sono un bugiardo“, contrattacca Di Canio. “Lei domani si troverà una citazione per danni, visto che dichiara il falso in pubblico“, sentenzia Lotito.
Le decisioni dei giudici: vittoria per Lotito
Eppure, negli anni successivi, è stato Paolo Di Canio a presentare querela nei confronti di Claudio Lotito. Nel 2015 il Tribunale di Terni aveva stabilito che la condotta del presidente della Lazio fosse stata legittima ed espressa in termini corretti. Sentenza poi confermata anche dalla Corte di Appello di Perugia, che martedì 11 luglio 2023 ha respinto, con la sentenza n. 474/23, l’istanza di Di Canio verso Lotito e ha condannato l’ex calciatore biancoceleste alle spese di giudizio di primo e secondo grado.
La sentenza della Corte di Appello di Perugia
Queste le motivazioni della Corte di Appello di Perugia che hanno portato alla vittoria di Claudio Lotito: “Le frasi pronunciate, pur connotando un tono aspro e forte, proprio dei dibattiti televisivi, non risultano infamanti e gratuite poiché pertinenti al tema della discussione in atto in quel momento; discussione, peraltro, innescata da Di Canio che, per esprimere il proprio giudizio critico sulla prestazione di un calciatore della società sportiva presieduta da Lotito, si è riferito ad operazioni economiche in astratto idonee a configurare ipotesi di responsabilità penale e/o disciplinare. Né le espressioni in esame, di per sé oggettivamente non offensive, trascendevano in attacchi personali volti ad aggredire la sfera morale altrui, in quanto, come detto, erano specificamente rivolte a difendersi in modo fermo alla grave critica ricevuta”.