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Roma, violenta aggressione sul bus di linea: ragazzini pestati dal branco

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Bus 723

Un branco di 30 persone ha aggredito a bordo di un bus quattro ragazzi egiziani. Le vittime non hanno voluto denunciare gli aggressori, le indagini sono così a binario morto.

Carabinieri
I Carabinieri arrestano un 46enne che aveva strappato la borsa a un’80enne facendola cadere a terra – ilcorrieredellacitta.com

 

Volto coperto, muniti di mazze da baseball, bastoni e aste di ferro per un pestaggio in piena regola a bordo in bus. Il 17 dicembre 2021 sul bus 723, in zona Laurentina, è avvenuto un vero e proprio blitz ai danni di quattro ragazzi egiziani, soli e disarmati contro un branco di almeno 30 persone. Alcuni viaggiatori, testimoni di quelle scene, ha parlato addirittura di 50. Peccato che per quella violenza non potrà esserci una denuncia: le vittime, terrorizzate dall’accaduto, si rifiutano di denunciare gli aggressori.

Così i fatti vengono derubricati a semplice “interruzione di pubblico servizio”: vale a dire, sospensione del servizio del mezzo pubblico a livello di circolazione urbana. I legali di due delle tre vittime stanno perciò tentando una difesa che aggiri l’impasse giuridico e renda giustizia alle vittime.

Brutale pestaggio a bordo del 723: le vittime tacciono per paura

È il 17 dicembre 2021 quando le telecamere del bus 723 riprendono, dall’interno della vettura 2302, l’accanimento di almeno 30 persone verso quattro passeggeri. Quest’ultimi, in totale quattro egiziani di circa 20anni, vengono letteralmente placcati dagli aggressori, come raccontato anche da Repubblica.

Alle 18.44 l’autobus viene bloccato dall’arrivo di una Citroen C2 gialla, che sgomma e impedisce al mezzo di proseguire la corsa dalla fermata Lipparini, in zona Laurentino. Proprio da quella macchina scendono alcune persone: i carabinieri della Cecchignola, intervenuti sul posto poco dopo, racconteranno che alcuni di loro sarebbero saliti a bordo muniti i di un pezzo di legno, altri di un tubo di metallo distorto. Tra loro anche chi brandiva una mazza da baseball, utilizzata per intimare all’autista di non partire e rimanere immobile. Dalle minacce al conducente, ben presto il gruppo di sposta verso la parte posteriore della vettura, dove siedono quattro ragazzi egiziani, indicati appositamente da un uomo.

“Loro”, ordina al branco, che subito procedere a pestarli. Sono bardati di cappelli, mascherine, sciarpe: è impossibile riconoscerli in volto, il terrore che avvolge i presenti li porta a darsi alla fuga non appena c’è una possibilità di scendere dal mezzo pubblico, prima bloccato in entrata e in uscita. Quanto alle vittime, dal 2021 fino a oggi hanno scelto di non denunciare. Un fatto che impedisce agli inquirenti di andare a fondo di questa storia: senza una denuncia alle autorità, il caso è circoscritto all’”interruzione del pubblico servizio”.

Pestati a sangue, scelgono di denunciare: fatto derubricato a “interruzione di pubblico servizio”

Una discussione, sfociata poi in una “vendetta” del branco. Le motivazioni sono ignote, perché le vittime non parlano e gli aggressori, non appena sopraggiunte le autorità, si sono date alla fuga. I testimoni parlano di un’azione orchestrata, con un uomo che avrebbe intimato ai quattro ragazzi egiziani di scendere dal mezzo, per poi decidere di “sequestrarlo” e intervenire di persona all’interno, con un vero e proprio pestaggio sotto gli occhi esterrefatti dei viaggiatori e del conducente.

Le vittime hanno scelto di non aggiungere altri dettagli sul caso. E, di fatto, le indagini non possono procedere: senza una denuncia, tutti questi elementi non possono essere sottoposti al vaglio di un giudice. Nonostante i video estratti dalle telecamere del 723 mostrino delle persone brutalmente picchiate, doloranti e insanguinate.

L’unica soluzione, proposta dall’avvocato Federico Sciullo, che assiste due delle tre persone identificate, è la “messa alla prova”. Il legale ha spiegato a Repubblica che “come penalisti riteniamo che il reinserimento sia un principio importante. Quindi la messa alla prova è ideale per la funzione risocializzante della pena in cui crediamo”, dice l’avvocato Sciullo. Una scappatoia che, però, non impedisce ulteriori rappresaglie da parte della gang, a piede libero per Roma.

 

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