Dall’inizio dell’anno si contano 5mila casi in più, contagiati in poco più di due mesi. Quasi 3mila solo nelle ultime settimane. La motivazione purtroppo è da imputare (principalmente) alle varianti del Covid (come quella inglese); a Roma c’è, come abbiamo più volte sottolineato, un boom di positivi nelle scuole e dunque tra i ragazzi. Il Lazio si trova in queste settimane a fare i conti con una salita dei casi Covid, nonostante sia stata una delle Regioni ad aver retto meglio l’emergenza sanitaria. I casi in aumento e le terapie intensive sempre più piene sono un grande problema per la Regione.
Il boom di positivi tra gli under 16 è un caso di studio poiché fino al 2020 il conto si era fermato a 10mila, ad oggi invece secondo la federazione dei medici pediatri sono 15mila i giovani (0-16 anni) ad aver contratto il Covid.
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Boom di positivi tra i ragazzi (0-16 anni)
Teresa Rongai, pediatra e presidente capitolina del Fimp, intervistata dal Messaggero spiega che «negli ultimi giorni stiamo riscontrando anche casi di bambini positivi in età da scuola materna: cioè tra i 3 e i 6 anni. Ed è un dato altamente sorprendente, perché in passato difficilmente si sono avuti bambini così piccoli che si sono contagiati. (…) Io lavoro a San Giovanni, un’area dove il virus sta circolando meno che in altri quartiere eppure la scorsa settimana mi hanno segnalato che si erano infettati due bimbi di una scuola dell’infanzia della zona. Non era mai successo nei mesi precedenti».
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Boom di contagi nelle scuole: si torna in Dad?
Il ritorno alla Dad? Dal governo è più volte emersa la volontà di chiudere le scuole: i mezzi di trasporto sarebbero più vuoti e i ragazzi (così come le loro famiglie) sarebbero più al sicuro. E’ estremista chi pensa che la Dad svuoti i ragazzi ma ha perso in empatia chi afferma che la Dad andrebbe continuata per sempre. La soluzione? Forse la Dad è una soluzione, temporanea ovviamente, ma è la soluzione più sicura. Nessuno vuol far dimenticare quanto importante sia la scuola reale, quella dei banchi e delle matite prestate; però nessuno deve dimenticarsi che siamo ancora in emergenza sanitaria.