Ha visto le foto delle patenti appena conseguite dalle sue amiche e non ha resistito. Ha preso i loro dati e, con quelli, ha noleggiato auto auto Enjoy per poi rubarle. E, quando le vetture non venivano riconsegnate alla società di car sharing, ad essere accusate di furto sono state le due ragazze, che invece non sapevano assolutamente nulla del noleggio. Questo, almeno, quanto ricostruito dall’accusa nei confronti di un 28enne di Roma, Bruno D. F., difeso dall’avvocato penalista Federico Sciullo.
L’accusa
Secondo quanto ricostruito dall’accusa, il giovane avrebbe usato i dati di due amiche che, appena presa la patente, avevano postato su Facebook la foto dell’ambito documento. Le ragazze si fidavano dei loro contatti in rete, tanto da non oscurare i dati sensibili contenuti nella patente. Facile quindi prenderli e usarli. Cosa che avrebbe fatto Bruno, prendendo i dati e utilizzandoli per prenotare, con i loro dati, 3 auto Enjoy.
I noleggi
Il giovane avrebbe inserito i dati delle amiche sul sito di noleggio, scelto giorno e ora di inizio servizio e prenotato così le auto. Solo che, al termine, non avrebbe mai riconsegnato le vetture, sparite nel nulla. Gli episodi si erano ripetuti diverse volte tra febbraio e marzo del 2015. Il ragazzo forse sperava che questa tecnica gli consentisse di non essere mai identificato, ma Eni spa, che gestisce il servizio di car-sharing, ha presentato denuncia alle autorità.
È quindi scattata un’indagine, che ha portato alle due ragazze titolari delle patenti. Solo attraverso altri accertamenti si è arrivati all’amico comune, che aveva “tradito” entrambe.
Delle auto non c’è più traccia. Non si sa se siano state rivendute, intere o a pezzi.
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La difesa
A difesa del ragazzo viene portato il fatto che le Sim utilizzate per prenotare le auto non sono intestate a lui. Ma per prenotare le Enjoy non c’è un accertamento fisico. Questo provoca quindi una difetta una certa riconducibilità all’imputato.
Il processo è ora iniziato, ma è comunque indiziario. “Per accertare la verità bisogna andare oltre”, chiarisce l’avvocato penalista Federico Sciullo, difensore di Bruno. “Il mio compito è dimostrare l’estraneità di questo ragazzo dai fatti contestati”.
Il giovane è stato accusato del furto anche perché in passato era stato riconosciuto colpevole di furti di auto…
“Ma non per questo deve essere accusato anche di nuovi furti. Le ragazze hanno pubblicato dei documenti che erano visibili a tutti i loro contatti, non solo al mio assistito. Come si può affermare che sia stato proprio lui a rubare i dati? E come si può affermare che abbia rubato le auto, noleggiate con una scheda che non è intestata a Bruno? I soli elementi indiziari sono insufficienti a ritenerlo responsabile e su questo insisterò”.
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