Roma. L’obiettivo era prendere i soldi e scappare via. Il piano classico, consueto, di ogni qualsivoglia truffa che si rispetti. Questa volta, però, il denaro da prendere era pubblico, proveniente direttamente dalle casse della Regione e destinati alla realizzazione di appartamenti in periferia. Appartamenti che, infine, dovevano essere ceduti a prezzo calmierato ai cittadini che non può permettersi di accedere ai prezzi del carissimo mercato immobiliare capitolino.
Fondi pubblici per l’emergenza abitativa a Roma
Dunque fondi pubblici destinati, almeno in parte, a sanare la piaga dell’emergenze abitativa nella Capitale. Durante una serie di controlli sulle società che dovevano gestire suddetti fondi pubblici e portare avanti i progetti di realizzazione, sono finite nel mirino della Regione ben 28 costruttori inadempienti a cui sono stati revocati 20 milioni di sovvenzioni.
Le società inadempienti scovate dalla Regione avevano incassato i soldi, ma degli appartamenti da realizzare neanche l’ombra. Complessivamente, parliamo di un’indagine su 628 appartamenti mai realizzati e circa 20 milioni di euro da reinvestire nelle opere pubbliche di cui le periferie tirate su con i piani di zona. Le società in questione avrebbero dovuto portare a termine i loro progetti nella zona della Borghesiana, di Colle Fiorito, di Monte Stallonara e de La Storta. Ma non è tutto.
Nel mirino anche l’associazione dei Vigili Urbani per la costruzione di 45 case
Durante le ricerche, tra le società inadempienti, come riportato anche da La Repubblica, ci sarebbero anche alcune cooperative della Polizia Loca, quali la Arvu nel III, VI e X Municipio. Alle coop dei ”pizzardoni”, in particolare, erano stati assegnati fondi pubblici per poter tirare su almeno 45 case. Il sospetto, inoltre, che tali case sarebbero finite direttamente, in caso di realizzazione, ai vigili iscritti all’Associazione romana vigili urbani o ai loro parenti, non è poi così infondato.
Società non in regola per incassare i Fondi pubblici
Si tratta prevalentemente di società non più in regola, che non avrebbero dovuto ricevere i fondi né poter portare avanti il progetto nella maggior parte dei casi ”fiutati” dalla Regione. Di fatto, le regole sono molto chiare: se sono state avviate delle procedura di fallimento, bancarotta o liquidazione, viene meno la possibilità di accedere ai fondi e agli stanziamenti della Regione. Non solo si trattava di società fallite o in via di liquidazione, ma tali fondi sarebbero finiti anche nelle mani di imprenditori che, in seguito, si erano improvvisati anche intermediari immobiliari per l’assegnazione degli alloggi.
In tale contesto, ha dichiarato Massimiliano Valeriani, assessore all’Urbanistica e alle Politiche abitative della Regione, che: ”Oltre alla revoca e al recupero dei contributi finiti alle società inadempienti, la Regione è pronta ad integrare il fondo stesso con altri 50 milioni di euro da investire nell’acquisto di patrimonio edilizio”.