Storie di caporalato a Roma. Questa volta, all’attenzione di Carabinieri è arrivata un’industria tessile nel quadrante di Tor Pignattara. Qui, tre uomini gestivano l’attività imprenditoriale, sfruttando diversi cittadini asiatici all’interno dei locali industriali. Oltre a non pagare il personale, i gestori facevano lavorare gli operai senza nessuna misura di protezione all’interno dello stabile: lavorando la tela, totalmente assenti le protezioni per occhi e dita.
Lo sfruttamento dei lavoratori asiatici nella fabbrica tessile di Roma
I Carabinieri del Nucleo Carabinieri ispettorato del lavoro e del Comando Provinciale di Roma e gli agenti della Polizia Locale dell’Unità Operativa V Gruppo “Prenestino” di Roma Capitale hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice delle indagini preliminari presso il tribunale di Roma su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di 3 persone gravemente indiziate, nell’ambito delle indagini preliminari, in ordine al reato di “intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro” (il cosiddetto “Caporalato”).
In particolare, le indagini traggono origine da un controllo degli agenti della Polizia Locale che, insospettiti per una insolita attività in un edificio in zona Tor Pignattara, hanno accertato che in angusti locali alcuni cittadini stranieri erano intenti a lavorazioni tessili. Ipotizzandosi violazioni specifiche di normativa sul lavoro ,è stato delegato per le indagini anche il Nucleo Carabinieri Ispettorato del lavoro di Roma, reparto specializzato nella prevenzione e contrasto di violazioni in materia di lavoro.
Le investigazioni svolte congiuntamente, mediante pazienti appostamenti, controlli amministrativi ed ispezioni in materia di lavoro, hanno consentito di accertare che in quei locali fossero verosimilmente impiegati 5 lavoratori ,3 uomini e 2 donne – di cui 4 cinesi e 1 cittadino del Bangladesh – in condizioni di sfruttamento ed approfittando del loro stato di bisogno da parte dei datori di lavoro cinesi. I prolungati appostamenti consentivano di accertare che le 5 presunte vittime lavoravano circa 12 -14 ore al giorno (dalle 09,00 alle 24,00), senza fruire del riposi settimanali, né di ferie, in locali insalubri ed angusti ove preparavano e consumavano anche i pasti, nonché in violazione della normativa di prevenzione degli infortuni sul lavoro in quanto per il mancato utilizzo dei dispositivi di protezione individuale per la protezione delle dita e degli occhi per la mancanza di formazione e informazione sui rischi, la mancanza di sottoposizione a visite mediche , la assenza del documento di valutazione dei rischi .
L’azione dei Carabinieri contro i gestori dell’attività
A fronte di un tale impiego, i dipendenti venivano pagati meno della metà di quanto loro dovuto, tenendo come riferimento la paga oraria prevista dal contratto collettivo nazionale e, i lavoratori “a nero”, senza alcuna tutela in caso di malattia o infortunio sul lavoro e senza il versamento dei contributi previdenziali. Gli arresti sono stati eseguiti a Roma.
L’attività commerciale (stabile, attrezzatura e materiali) è stata sottoposta a sequestro preventivo. Nel corso delle perquisizioni è stata rinvenuta e sottoposta a sequestro documentazione utile al prosieguo delle indagini, nonché la somma contante di 88.000 Euro e una banconota falsa da 100 Euro.
L’indagine ed i provvedimenti adottati oggi, confermano ulteriormente l’attenzione che l’Autorità Giudiziaria e le forze di polizia rivolgono alla tutela dei diritti dei lavoratori, soprattutto delle fasce più deboli spesso costretti per lo stato di bisogno in versano ad accettare inumane e degradanti condizioni di sfruttamento. Essendo ancora nella fase delle indagini preliminari, gli indagati, sebbene tratti in arresto, devono intendersi innocenti fino alla conclusione del procedimento penale.
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