È un rientro molto amaro quello di una giovane studentessa romana, respinta da diversi istituti a una manciata di giorni dall’inizio di scuola. La ragazza da mesi cerca di cambiare indirizzo scolastico, trovando solo le porte chiuse da parte dei dirigenti: a Roma non c’è posto per chi cambia scuola, se non con estreme difficoltà o ripiegando sugli istituti privati. La soluzione più vicina è a 40km da casa, costringendola a optare per le scuole private, con disagi economici non indifferenti per la famiglia.
Cerca di cambiare scuola ma trova un muro: nessuna disponibilità in tutta Roma
Come raccontato dalla madre della ragazza a Repubblica, la vicenda va ormai avanti da mesi ed è il risultato di una lunga prassi burocratica che attanaglia la famiglia, ormai amareggiata. La giovane, originaria di Guidonia Montecelio, nell’ultimo anno ha intrapreso il liceo classico, capendo che il percorso di studi non le era congeniale. Come succede spesso a molti adolescenti, decide perciò con l’aiuto dei genitori di cambiare indirizzo e iscriversi a Scienze umane, scegliendo di cambiare scuola. Da qui, ha inizio una sequela di rifiuti e di lungaggini amministrative che consegnano la studentessa a un rimpallo tra tante scuole della Capitale: nessuna ha accettato però il passaggio, rifiutando l’iscrizione.
Famiglia costretta a iscrivere la figlia a una privata: “L’unica scuola che poteva accettarci era a 40km”
Vista la difficoltà, l’Ufficio scolastico regionale decide di intervenire si offre di aiutare la famiglia per collocare la studentessa nel primo istituto disponibile. Peccato che la disponibilità non combaci con la possibilità: il primo istituto che può accogliere la studentessa si trova infatti al liceo Montale, in via Bravetta, a circa 40km da casa della ragazza. Un’opzione che non contempla le difficoltà dei trasbordi della studentessa, che vive al confine con Guidonia Montecelio, e rendendole così impossibile il passaggio alla nuova scuola.
La famiglia, ormai esasperata dalla situazione, è stata così costretta a iscrivere la giovane a un istituto privato, rinunciando all’istruzione pubblica e mettendo in conto anche l’ingente spesa economica a cui condurrà questa scelta. “Il 6 settembre avrò appuntamento con la scuola privata più economica che possa permettermi”, ha raccontato la donna a Repubblica, un costo che comunque peserà sul bilancio familiare: 300 euro di iscrizione, 280 al mese di retta, 450 per la verifica finale, altri cento, più marca da bollo per il certificato di idoneità al secondo anno, che la giovane avrebbe voluto svolgere a Scienze Umane.
Una vera e propria sconfitta per il sistema di istruzione pubblico, ma soprattutto per le nuove generazioni, a cui sono precluse possibilità per la propria formazione. “Dov’è il diritto allo studio?”, chiede la donna amareggiata di fronte al silenzio delle istituzioni.