Una storia molto simile a quella di Paula, anche se in questo caso fortunatamente l’esito è stato diverso. Paula è la 29enne morta, sembrerebbe, a causa di un ritardo nella macchina dei soccorsi con un’ambulanza chiamata più e più volte ma arrivata soltanto a distanza di oltre due ore. Un’attesa probabilmente fatale, con l’atroce dubbio che, forse, la giovane si sarebbe potuta salvare. Ma simile al suo caso c’è ora quello di Alessia (nome di fantasia) che ieri ha provato sulla sua stessa pelle cosa può significare un ritardo nell’arrivo dell’ambulanza.
La testimonianza
Proprio dopo aver letto la vicenda della 29enne, in Redazione è arrivata questa nuova testimonianza. Alessia, 45 anni, cade improvvisamente a terra. Forse a causa di un malore. Sono le 20.00 di lunedì 24 ottobre. Con lei, in Via Manfredonia, a Roma, al Quarticciolo, c’è un’amica che in preda al panico chiama il 118. Ma, in quel momento, non ci sarebbero ambulanze disponibili. E quindi nessuno può soccorrerla. O almeno non subito. A differenza di Paula, però, Alessia riesce ugualmente ad arrivare in Pronto Soccorso: a portarcela è in questo caso il figlio che, dal centro di Roma, si precipita dalla mamma e la porta in Ospedale (al Policlinico Casilino, ndr). Qui viene operata d’urgenza (la donna ha riportato la rottura della milza) e in questo momento si trova sotto osservazione. Ma cosa sarebbe accaduto se non fosse riuscita a giungere in tempo il nosocomio?
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