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Roma, odissea in ospedale: con tumore e positivo al Covid lasciato 4 giorni su una barella

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furto in ospedale, al San Filippo Neri

Entra in reparto con un tumore e col Covid, esce ancora positivo, dopo quattro giorni di abbandono su una barella nelle corsie d’ospedale. Una storia esemplare di malasanità quella vissuta da un 63enne a un ospedale sulla Cassia, a Nord di Roma, negli ultimi giorni. L’uomo era arrivato al nosocomio perché lamentava diversi dolori all’addome dovuti a un’ascite, oltre a essere risultato positivo al Covid. Farsi ricoverare era la soluzione più appropriata, ma è stata anche un’esperienza indimenticabile.

Nonostante il malessere e lo stato infettivo, l’uomo ha dovuto attendere 72 ore su una barella prima di poter tornare a casa, e non in via di guarigione. Il paziente ha atteso per quattro giorni di poter essere curato e assistito dal personale medico, che lo ha lasciato da solo tra i corridoi, senza fornirgli assistenza adeguata. È stato completamente lasciato allo sbando, tant’è che i familiari sono dovuti intervenire più volte portandogli termometro e cibo direttamente in ospedale.

Quattro giorni su una barella d’ospedale: 63enne senza cure al Fatebenefratelli

Come raccontato da Repubblica, i fatti risalgono a pochi giorni fa quando l’uomo, un mercoledì d’ottobre, ha cominciato a lamentare dei forti dolori alla pancia. A questi si sono aggiunti gonfiore e disagi dovuti all’ascite sull’addome, come se non bastasse il 63enne manifestava anche i primi sintomi di un contagio Covid. Tutti dettagli che hanno convinto perciò i familiari a far ospedalizzare l’uomo alla struttura sanitaria più vicina.

Qui il paziente viene sottoposto a un tampone Covid, che accerta la positività e disposto su una barella, in teoria una sistemazione temporanea. Di fatto ci rimarrà per quattro giorni, mentre infermieri e personale sanitario si aggirano di fretta tra i reparti. Stando al racconto dei familiari, l’uomo è stato talmente inascoltato durante la degenza, che quest’ultimi si sono dovuti assicurare di fornirgli il minimo per permettergli di curarsi: un termometro per misurare la febbre e persino una cena coerente con le sue condizioni di salute. Durante i pasti, raccontano gli sia stato fornito un panino al prosciutto, impossibile da mangiare visti i dolori alla pancia e lo stato oncologico.

Dimesso dopo quattro giorni di degenza: gli ritrovano l’agocannula nel braccio

Una brutta avventura che per il 63enne si è conclusa in modo paradossale. Non solo dolori, febbre e fastidi per la scomodità della degenza, dopo quattro giorni di abbandono, il medico di turno gli ha fatto sapere che le cure non sono bastate e che è ancora positivo al Covid, stando all’ultimo tampone fatto in ospedale. 

Peccato che, dal momento in cui il 63enne abbia messo piede in ospedale, nessuno gli abbia fatto un ulteriore tampone. “Positivo o negativo, qui comunque non può stare, non abbiamo posto per curarlo”, lo liquida il medico, come raccontato a Repubblica. L’uomo esce perciò dalla struttura sanitaria così come c’è entrato, ma con un souvenir:  gli infermieri lo hanno dimesso dimenticandosi di toglierli l’agocannula sull’avambraccio.

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