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Roma, “mi menava anche quando ero incinta”. Il racconto della vittima stuprata e picchiata dall’ex fidanzato

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Voleva che le dimostrasse di essere “sua”. Per farlo l’ex fidanzato l’ha sottoposta a barbarie inaudite: picchiata e stuprata più volte, durante la loro relazione ha costretto l’ex compagna a ogni tipo di tortura fisica e psicologica. Dallo stalking, tale per cui le avrebbe bruciato i telefoni nel microonde impedendole ogni comunicazione, alle manipolazioni, fino alle botte che l’avrebbero costretta ad abortire. Una convivenza da incubo, in cui S. doveva assecondare ogni suo volere, pena la violenza. “I suoi non erano regali, ma cambio di guardaroba: così non usavo abiti messi con altri uomini”, ha raccontato la vittima ieri, 23 novembre, deponendo contro il giovane.

Botte, stupri e violenze, parla l’ex compagna: “Mi ha picchiata con una stufa”

La donna, dopo essersi rivolta ad aprile 2023 al commissariato Aurelio, si trova ora in una struttura di protetta di Roma e da lì, in videoconferenza, ha ripercorso nella giornata di ieri il vissuto traumatico con l’ex convivente, su cui attualmente pende il divieto di avvicinamento.

La storia malsana tra i due ha inizio nel 2021. I due si incontrano durante una cena elettorale e cominciano a frequentarsi, ma ben presto le attenzioni del ragazzo si trasformano in costrizioni. Come quando la accompagnava ogni mattina a lavoro, squadrando tutti per paura la molestassero. In un’occasione avrebbe utilizzato l’impronta digitale di lei per sbloccarle il telefono e controllarla. Lui, continuamente ossessionato da tradimenti, la sottopone a interrogatori estenuanti, molti di questi finiscono con le botte. “Una volta mi ha lanciato contro una stufa”, racconterà S., “mi ha picchiata e stuprata più volte, anche mentre dormivo”. Alla donna chiedeva dimostrazioni che lo convincessero fosse sua: quando non arrivavano, la puniva. “Una volta mi costrinse a dire il Padre Nostro e, sbagliando, mi disse che dentro di me c’era il diavolo“, racconta a Repubblica.

Picchiata anche incinta: “Una volta abbiamo fatto un incidente, sospetto fosse premeditato”

Tra violenze, minacce e aggressioni, la relazione tra i due continua, fino a che a dicembre la donna rimane incinta. Le percosse non si interrompono nemmeno in quel frangente. “Una mattina eravamo in auto e abbiamo fatto un incidente contro un camion dell’Ama”, ha raccontato la vittima a Repubblica, “Sospetto sia stato premeditato, è partito di proposito mentre andava in retromarcia”. È quanto racconterà anche ai poliziotti, denunciando l’aborto per le violenze subite.

I medici le suggeriscono, dopo essere operata, di non avere rapporti sessuali. Anche in questo caso, la volontà di S. viene totalmente ignorata e lui la costringe ad averli. “Fu doloroso, non ho fatto altro che piangere, ma Valerio mi disse che gli facevo passare la voglia”.

Il numero di liti tra i due è inquantificabile, l’esito sono calci e pugni, spesso sferrati anche sotto la luce del sole. Alla fine di una lite, avvenuta in strada, S. ha raccontato a Repubblica che sopraggiunse anche la mamma dell’aggressore. Madre e figlio la rinchiusero in casa loro fino alla mattina seguente, quando la donna si presenta al cospetto della vittima e tenta di calmarla, aiutandola a truccarsi per andare a lavoro. Sotto quel fondotinta, però, ci sono i segni di una violenza. Un racconto che l’accusato nei mesi scorsi ha definito un accanimento nei suoi confronti, sostenendo che la ragazza si sarebbe inventata tutto per fare diffamazione. Quanto a lui, finito sul banco degli imputati, i genitori sostengono che non avrebbe mai toccata la donna. Gli rimproverano solo una cosa: “Nostro figlio è stupido”.

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