Ragazzine e adolescenti usate come se fossero figurine da scambiare. “Ce l’ho, mi manca. Hai la foto di Claudia? In cambio ti mando quella di Anna”. Nomi che per loro equivalgono a numeri, non a persone, a vite che vengono distrutte. Come quella che Marta, oggi 16enne, ha raccontato a Repubblica.
Il suo incubo è iniziato nel febbraio di 3 anni fa, quando era appena 13enne. Una bambina, troppo immatura per capire la pericolosità di quello che stava facendo. Un gioco troppo grande per lei: un completino intimo, qualche scatto in pose sexy, poi l’invio delle foto e di un video al fidanzatino dell’epoca. Doveva restare solo tra loro, in modo innocente. E invece si è trasformato in un dramma senza fine.
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Le foto sui social
Passano una decina di giorni e Marta viene contattata da un amico, il quale la avvisa che le sue foto in abbigliamento intimo circolano su alcune chat Telegram. Le mostra uno screenshot inequivocabile, informandola che, oltre alle sue immagini, ci sono quelle di altre ragazze. Marta verifica. E in effetti le sue foto e il suo video sono sui social, insieme a quelle di una ventina di altre inconsapevoli giovanissime ragazze, spesso nude.
Telegram, racconta la 16enne, è pieno di queste immagini. Il gruppo dove erano finite, tre anni fa, le sue foto, conteneva anche quelle di altre sue coetanee. Ma – come afferma Marta – molto probabilmente video e foto vengono poi inviate anche nelle chat utilizzate dagli adulti, che sono attratti dalle giovanissime protagoniste.
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Lo scontro tra baby gang
Il materiale viene inoltre utilizzato dai bulli per primeggiare. Il racconto di Marta è dettagliato. Nelle baby gang i ragazzi devono apparire, oltre che forti, anche come degli irresistibili latin lover. E allora, per dimostrarlo, devono portare le “prove”. Ovvero foto e video delle loro vittime. Ed ecco che si prendono anche quelle delle fidanzate degli amici, come nel caso di Marta.
“A me lui aveva raccontato che il suo migliore amico aveva preso il cellulare. Aveva visto le foto e il video e aveva inviato le foto a tutti gli altri. Non so se sia vero, ma di sicuro il mio ex non mi ha mai chiesto scusa per quello che è successo”, racconta la ragazza, che si è ritrovata costretta anche a cambiare scuola. Dopo aver raccontato tutto ai propri genitori, tre mesi dopo i fatti, la ragazza denuncia l’accaduto. Ma riceve insulti e minacce.
Lo scontro tra due dei più grossi gruppi Telegram su cui si ritrovano le baby gang romane, la Banda 17, di Roma nord e la Banda 18, quella di Roma sud (salita alle cronache per aver pestato un 15enne affetto ritardo cognitivo) vede passarsi le foto e i video a ritmo frenetico. I bulli si sentono importanti, mostrando le immagini delle loro ragazze nude. “Le utilizzano per toccarsi, se le scambiano apposta”, racconta Marta. Le sue ancora circolano, le hanno fatte diventare addirittura uno sticker. E se lo condividono su Whatsapp. Marta è affranta. A 16 anni non riesce più a instaurare una relazione affettiva, non si fida più del genere maschile.
Da quanto emerge, il fenomeno dello scambio di immagini è molto più frequente di quanto di possa immaginare. E se Marta non ripeterebbe più lo stesso errore commesso per ingenuità, sono tante le ragazze che si lasciano convincere a inviare foto nude, magari mentre utilizzano sex toys. Salvo poi ritrovarsi oggetto di revenge porn.