La donna ha tentato anche di acquistare casa per pagare il debito, ma la proposta le è stata rifiutata.
È una vita di ricordi quella che Lia ha dovuto lasciarsi indietro varcando la porta di casa venerdì mattina al Torrino. La stessa porta che nelle prime ore del 14 giugno le forze dell’ordine hanno buttato giù per uno sfratto esecutivo, costringendo la donna dopo 27 anni ad andarsene dall’appartamento Enpaia di via Deserto di Gobi.
Dietro a quest’atto di forza, c’è uno stato di morosità che si protrae dal 2017, ma per cui Lia è stata dichiarata “incolpevole”: la donna vive nell’alloggio per cui l’ex marito non pagò l’affitto e ora le responsabilità ricadono sull’inquilina. Lia però ha tentato di risolvere l’annosa questione, cercando di acquistare l’appartamento ed estinguendo il debito. Purtroppo però, le cose sono andate diversamente.
L’ex marito non paga l’affitto, lei tenta di risanare il debito e finisce in strada
Da anni Lia vive nell’alloggio di via Deserto di Gobi insieme alla figlia Giorgia, disoccupata. Le due donne hanno abitato quelle stanze, con affaccio sul Torrino, per 27 anni e oggi sono in gravi difficoltà economiche. Nel 2018 la donna scopre che l’ex marito non ha pagato l’affitto di casa per il 2017. Le due hanno tentato di pagare la morosità arretrata, ma anche in questo caso si sono trovate davanti a un muro, quello eretto dall’Enpaia. Come raccontato da Asia-Usb, associazione inquilini e abitanti, “Le era stato detto che avrebbe potuto saldare le rate dell’affitto quando avrebbe avuto una proposta di acquisto per la casa in cui vivevano”.
Lia così si rimbocca le maniche e avanza nel 2022 una proposta, che però le viene rifiutata. “L’ente ha così iniziato la procedura di sfratto”, spiega Asia-Usb. Ma non finisce qui. “A gennaio 2024 a Lia viene pignorato anche lo stipendio e bloccato il conto corrente, impedendole di continuare a pagare gli affitti e a fare le spese necessarie per le due donna a sopravvivere”. Così venerdì mattina la polizia ha irrotto nella casa dove per quasi 30 anni le due donne hanno convissuto, intimandole di lasciare i locali. “Ogni giorno a Roma ci sono più di quattro sfratti al giorno, al pari di una persecuzione, nonostante l’approvazione del piano casa del Comune che prevede di intervenire a tutela degli inquilini come Lia”, precisa Asia-Usb.
Il diritto abitativo nella Roma del Giubileo
La vicenda di Lia purtroppo riflette una situazione diffusa e incancrenita, tale per cui la Capitale oggi è la prima città per sfratti esecutivi in Italia, con 6.486 provvedimenti notificati nel 2023, contro 6.591 richieste di esecuzione pervenute Un fenomeno che, secondo l’associazione inquilini, sta subendo un sensibile incremento anche a causa dell’imminente Giubileo. “A Roma ci sono centinaia di famiglie che vivono con il contratto per fine locazione e i proprietari di quelle case non stanno rinnovando i contratti perché nel 2025 ci sarà il Giubileo”. In queste condizioni, con un aumento dei flussi turistici per l’Anno Santo, secondo Asia-Usb sono in aumento anche gli episodi in cui viene meno il diritto abitativo a discapito dell’economia turistica.
“I proprietari preferiscono affittare gli immobili precedentemente abitati dalle famiglie come case vacanza alla media di 200-250 euro al giorno” – spiegano – “Per cui abbiamo a Roma due tipi di emergenza oggi: una dettata dalla morosità delle famiglie indigenti e poi l’emergenza di chi, pur potendo pagare un affitto, non trova casa. Questa città si è venduta alla rendita speculativa e si troverà ad affrontare la questione generale del diritto abitativo come una crisi umanitaria, che coinvolgerà migliaia e migliaia di cittadini romani”.