Il Coronavirus spaventa eppure i controlli all’interno degli aeroporti lasciano davvero a desiderare. In particolare parliamo di Ciampino e Fiumicino, arterie per tutti quei viaggiatori che dall’estero rientrano in Italia, o viceversa. A parlarci delle situazioni, ci sono due testimonianze nei rispettivi aeroporti.
La prima ‘storia’ ce la offre Rosanna, la quale ci racconta che all’aeroporto di Ciampino adesso ci sono due uscite: una per chi ha effettuato il tampone (prima di partire) e una seconda, per chi invece il test non lo ha fatto.
La domanda che sorge spontanea è: ma non era obbligatorio effettuare un tampone prima di salire su un aereo?
Aeroporto di Ciampino: coronavirus e taxi con sconosciuti
Ebbene, in teoria sì; sia il sito dell’Enac (Ente Nazionale per l’Aviazione Civile) che quello dell’Adr (Aeroporti di Roma) chiedono espressamente a tutti i passeggeri di effettuare un tampone antigienico e/o molecolare prima della partenza. Dal 12 marzo addirittura è partita l’iniziativa “Covid tested“: un servizio che permette ai passeggeri di effettuare un tampone prima di salire in aereo. E allora, tutti si chiedono, come mai le due uscite? Oltre al danno, poi arriva anche la beffa perché il racconto di Rosanna, purtroppo, non termina qui.
I biglietti degli autobus sono terminati, ad attenderla c’è un taxi. Il tassista però annuncia “solo nuclei familiari” e in quell’auto alla fine si sono trovate due italiane, una rumena e due spagnoli: e del distanziamento sociale neppure l’ombra.
Aeroporto di Fiumicino: nessuno controlla se hai effettuato un tampone
A Fiumicino la situazione non è poi così diversa: domenica 14 marzo, ci racconta Eugenia, si è recata all’aeroporto di Amsterdam alle 8 del mattino per effettuare un tampone prima di tornare in Italia. Atterrata a Roma, però, è rimasta sbalordita nel constatare che nessuno le abbia chiesto il certificato del tampone per il Coronavirus. Scesa da quell’aereo, (pieno più del dovuto dal momento che molte compagnie stanno accorpando i singoli viaggiatori su un unico aereo), lei si è resa conto che in Italia, sostanzialmente, si fidano del buon senso delle persone: sperando che queste abbiano effettuato un tampone prima di tornare a casa.
La domanda allora è sempre la stessa: è mai possibile controllare una pandemia globale in questo modo?