«In qualsiasi città del mondo sarebbe trasformata in una ricchezza turistica ed economica; a Roma, invece, è dimenticata nel degrado, nell’inconsapevole e beata inettitudine. La Porta Magica, arcano manufatto senza eguali al mondo, oltre a essere accerchiata da una cancellata, sulla quale vengono stesi pure i calzini, che la rende difficilmente visibile, è circondata dall’incuria: sacchetti di spazzatura e bottiglie di alcolici ovunque».
Lo ha reso noto Antonello Palmieri, presidente dell’associazione ROMANUOVA.
«L’antico portale si trova a piazza Vittorio, la più grande di Roma, una volta gioiello architettonico in stile ottocentesco. Ora, però, territorio di sbandati e ubriachi, che si aggirano con bottiglie in mano a qualsiasi ora del giorno; bottiglie che poi vengono gettate ovunque», ha spiegato Palmieri.
«Sulla Porta, l’ultima rimasta della villa di Massimiliano Savelli Palombara, marchese di Pietraforte, probabile membro dei Rosacroce, sono ben visibili simboli alchemici ed esoterici che rimandano a storie e leggende – la trasmutazione del “vile metallo” e la pietra filosofale – di cui Roma è ricca e sulle quali potrebbe nascere, come è avvenuto per testimonianze molto inferiori in altre città europee, un flusso turistico di nicchia», ha sottolineato Palmieri.
«Oggi i curiosi possono solo tentare di dare un’occhiata, da lontano e in tralice, da dietro la pesante cancellata. Contemporaneamente, però, devono guardarsi le spalle, perché la zona non infonde molta serenità, usando un eufemismo. Per esaminare il sito dall’interno, per toccare il misteriosissimo portale, bisogna armarsi di pazienza e prenotare una visita, che, fra l’altro, è a costo di saldo», ha proseguito Palmieri.
«Secondo la leggenda, sulla Porta Magica è incisa la formula per fabbricare l’oro. Di sicuro oggi nessuno saprebbe decifrarla. Ma è certo che se il monumento si trovasse a Londra, a Parigi, diciamo in qualsiasi altro luogo lontano dalla capitale, attirerebbe molto denaro, a prescindere dalla soluzione dell’enigma: preziosa valuta portata da turisti, studiosi e curiosi, grazie all’apertura quotidiana al pubblico, a un cospicuo quanto congruo biglietto d’ingresso, all’inserimento in un itinerario tematico, che darebbero linfa anche all’indotto. Già, potrebbe. La realtà, invece, è che ci stendiamo i calzini sopra. Come i barbari», ha concluso Palmieri.