Roma. Difficile da credersi, ma il concetto era grossomodo il seguente: comprare un’auto nuova di zecca con pochi soldi (automobili dal valore commerciale medio di circa 25.000 euro), ma come? Era sufficiente affiggere degli adesivi pubblicitari sulle fiancate e le rate della finanziaria si pagavano da sole. Questa era la truffa. Tanto semplice, quanto efficace si direbbe.
In centinaia truffati dalla Vintage Group
Messa in questo modo potrebbe suscitare qualche ilarità nei lettori, eppure sono in centinaia coloro che ci sono cascati, facendo file immense davanti agli autosaloni, e alla fine si sono ritrovati a doversi pagare la macchina di tasca propria. Di fatto, saranno quasi 500 le persone che affolleranno, il prossimo 6 luglio, la prima udienza del processo contro Massimiliano Casazza e Adelaide De Civita. La coppia che secondo la procura, il pubblico ministero è Vincenzo Barba, ha architettato il sistema, come riporta anche La Repubblica.
Come funzionava la truffa My Car No Cost
Un progetto commerciale, una truffa in piena regola, che era stata ribattezzata My Car No Cost, un’offerta della società Vantage Group (riconducibile a Casazza e De Civita) che avrebbe dovuto consentire di acquistare un’auto quasi a costo zero. O comunque, a condizioni estremamente vantaggiose: si investivano 6 – 7 mila euro per poi ritrovarsi in garage macchine nuove che valevano almeno il quadruplo.
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Adesivi sulla fiancata in cambio delle rate
Dunque, la società proponeva dei contratti ai consumatori per comprare la macchina sulla cui fiancata ci sarebbero stati dei messaggi pubblicitari. Ovviamente, chi aderiva doveva farlo attraverso un bonifico prioritario alla Vintage Group di una cifra che oscillava quasi sempre intorno ai 7 mila euro.
Una sorta di fee d’ingresso, si potrebbe dire per ingentilire il concetto. La somma, poi, non veniva conteggiata per l’acquisto dell’auto. Infine, la società si impegnava pagare 60 rate mensili con un importo variabile tra i 340 e i 440 euro.
Il collasso del meccanismo
Nei fatti, però, la Vantage Group rimborsava solo le prime rate. Poi spariva. Quando la lista dei consumatori è iniziata ad allungarsi il sistema è imploso. In centinaia sono accorsi per avere quanto dovuto. Il meccanismo, a poco a poco, è collassato su sé stesso nell’agosto del 2018. mese in cui i rimborsi non sono stati più erogati.
Gli utenti che avevano stipulato il contratto, perciò, si sono ritrovati a dover pagare rate di auto che, nella maggior parte dei casi, non si sarebbero potuti permettere.
Giro d’affari per oltre 15 milioni
L’Antitrust, infine, ha condannato la società per pratica commerciale scorretta. Parallelamente il sostituto procuratore Barba ha avviato un procedimento nel quale sono state raccolte le denunce di migliaia di persone da tutta l’Italia. Le ricostruzioni fatte dalla Guardia di Finanza di Roma, parlano di un giro di affari intorno ai 15 milioni di euro nel triennio 2016-2018.