Morte della 28enne incinta, emergono i i messaggi shock al medico curante. Dopo l’apertura da parte della Procura di un fascicolo per omicidio colposo adesso si viene a conoscenza di questo particolare che getta nuove ombre sul decesso della ragazza. Il terribile fatto è accaduto il 2o Gennaio scorso presso il reparto Covid del policlinico Umberto I in seguito a una polmonite interstiziale da SarsCov2. La famiglia ha denunciato la ginecologa della giovane sostenendo che fosse stata proprio la dottoressa a suggerire di non immunizzarsi. Da quanto risulterebbe, la ragazza avrebbe tentato più volte di contattare sia il medico curante che l’ambulanza i primi giorni di gennaio, con il risultato di veder peggiorare la sua salute fino ad aver bisogno di un ricovero urgente in ospedale. Nonostante le disperate condizioni in cui versava, il 13 Gennaio i medici riuscirono a far nascere, con un parto prematuro, il bambino, ma non a salvare la donna.
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I messaggi al medico e le richieste d’aiuto
Il 5 Gennaio Adriana Tanoni, la protagonista di questa terribile vicenda, all’ottavo mese di gravidanza, ha iniziato il suo calvario tra ospedali e 118. Il 6 Gennaio la donna di Aprilia ha contattato la sua dottoressa di base ponendole una domanda che dimostrerebbe come la giovane non avesse ancora iniziato la terapia antinfiammatoria: “Dottoressa volevo sapere quante pasticche devo prendere di deltacortene. Ho tosse forte e saturazione che oscilla da 94 a 92 ed ho ancora febbre che oscilla tra 38 e 37,5”.
In un successivo messaggio su whatsapp, la donna ha spiegato alla sua dottoressa cosa le fosse accaduto il giorno precedente. In seguito a forte tosse, saturazione bassa e febbre, si è recata all’ospedale Gemelli, dove però non l’hanno neanche fatta entrare. Di conseguenza, ha contattato il 118 che l’ha trasportata all’ospedale dei Castelli, dal quale l’hanno rimandata a casa per mancanza di posti (problematica che accomuna molti ospedali della Capitale) e sostenendo che per andare in ospedale doveva stare senza ossigeno.
Il saturimetro una volta raggiunto quota 89 ha iniziato a suonare. La donna ha richiamato i sanitari del 118 che dopo averla monitorata a casa, non l’hanno portata via perché il loro saturimetro segnava 94. “Io non so più che fare“, ha scritto Adriana disperata.
Cosi si conclude il penultimo messaggio, pieno di amarezza, che la povera donna ha scambiato con il suo medico curante. L’ultimo messaggio è ancora peggio poiché evidenzia la rabbia e la mancanza di fiducia della donna nei confronti del sistema sanitario italiano: “Qui se non stai quasi per morire non ti portano via“.
Il 7 Gennaio è stata nuovamente chiamata l’ambulanza che l’ha portata all’ospedale Santa Maria Goretti dove le è stata riscontrata la polmonite.
L’avvocato Sebastiano Russo, incaricato dalla famiglia di presentare l’esposto, sottolinea che: “Questi messaggi sono la riprova dei valori dell’ossigenazione assolutamente allarmanti e che avrebbero richiesto ben altro genere di decisioni, rappresentano in maniera emblematica la grave negligenza del personale sanitario intervenuto all’epoca dei fatti”.
Continua affermando che esistono altre comunicazioni fatte ai genitori durante la degenza al Policlinico Umberto I che: “tratteggiano un quadro, assolutamente sconfortante, caratterizzato dalla più totale assenza di umanità per le sorti di una giovane paziente, madre di una bambina di soli due anni in attesa del suo secondo figlio”.