Roma. Era noto ai più sotto l’appellativo, oltremodo suggestivo, di ”Signore dei diamanti”, ma chi di spada ferisce, di spada perisce. Sono stati proprio i suoi brillanti a far cadere l’enorme impero creato da Maurizio Sacchi, 67 anni, amministratore delegato della Diamond Private Investment (Dpi spa), una azienda specializzata nella vendita di pietre preziose.
Le cifre altisonanti dei suoi affari
Cifre da capogiro in pancia alla società grazie al commercio dei diamanti: 99 milioni e 413 mila euro. Tuttavia, non è tutto oro ne diamanti quello che luccica. Di fatto, parte di questi mirabolanti introiti sarebbero stati guadagnati, secondo le indagini condotte dalla Guardia di Finanza, riciclando denaro derivato da una serie di truffe aggravate che avevano condotto all’arresto di Sacchi, il 3 luglio del 2020, all’aeroporto di Roma Fiumicino, mentre tornava da un viaggio.
Vittime vip dei suoi raggiri
Tra le vittime dei suoi raggiri, anche qualche vip, come ad esempio Vasco Rossi, la conduttrice Federica Panicucci, la showgirl Simona Tagli e l’industriale Diana Bracco. Ora, l’imprenditore è imputato davanti al Tribunale di Roma per autoriciclaggio, mentre la prossima udienza si terrà il 24 ottobre. La Procura gli contesta, oltre a ciò, anche l’accusa di truffa in un procedimento separato in cui ci sono altri imputati.
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Le indagini
Le indagini, complesse, sono state condotte dal pubblico ministero Maria Grazia Colacicco, ed hanno visto coinvolte ben 73 persone e molti istituti bancari, i quali compravano dalla Diamond Business spa e dalla Diamond Private per poi rivendere i diamanti a prezzi molto più alti.
Insieme alla figlia e alla compagna
Poi, l’accusa di autoriciclaggio mossa a Maurizio Sacchi, nonostante i due procedimenti siano separati, resta strettamente collegata a quella per truffa. Secondo quanto sostenuto dalla Procura di Roma, che lo ha rinviato a giudizio, avrebbe agito in concorso con altri soggetti, tra cui sua figlia e la compagna.
Utilizzava la Dpi spa «per commercializzare diamanti a prezzi esorbitanti, in molti casi con la complicità delle banche – si legge nel capo d’imputazione – attraverso le quali i prodotti venivano pubblicizzati in maniera ingannevole», si legge anche da Il Messaggero.
Beni sequestrati per oltre 700 milioni
Infine, sempre stando all’accusa, avrebbe reimpiegato una parte dei profitti delle truffe – pari a 99,4 milioni di euro – nell’acquisto di nuovi diamanti (per 52,9 milioni di euro) e trasferendo altri 46,4 milioni di euro dalla Dpi ai conti corrente delle società controllate Diamond and Gold Distribution spa e Magnific spa. Ad oggi, Sacchi è libero, sebbene i suoi beni siano ancora sotto sequestro: si parla di oltre 700 milioni di euro, quote societarie e attività finanziare per oltre 34 milioni di euro.