Roma città delle anomalie. Come può un parco pubblico restare per oltre 8 anni ancora privato perché il Comune ancora non lo prende in carico? Ma la vera domanda è: per quale motivo il Comune non lo prende in carico? Quali interessi ci sono? Partiamo dall’inizio. Il parco è quello del Villaggio Verde, un complesso residenziale che si trova ad Acilia, nel X Municipio, in via Corrado Cagli. Da 8 anni, nonostante vari esposti, uno scaricabarile tra Municipio e vari dipartimenti ha fatto sì che il parco non fosse ancora preso in carico dal Comune di Roma, rendendolo così ancora privato, nonostante sia a tutti gli effetti pubblico. Un paradosso che implica due cose: il costo di manutenzione del giardino a carico dei condomini del complesso (e la relativa responsabilità civile e penale nel caso qualcuno si facesse male all’interno del giardino) e l’impossibilità di usufruire del parco come un normale parco pubblico. Ed ecco la testimonianza di quanto accaduto a Simona Mignozzi, che si trova a pochi metri dal Villaggio Verde, qualche giorno fa.
La testimonianza di una cittadina
Mio marito mi raggiunge e mi informa della conversazione poc’anzi avuta e condividiamo che se davvero avessimo violato una proprietà privata avrebbero potuto chiamare i vigili. Siamo restati il tempo di qualche scivolata e qualche dondolio sull’altalena, e una volta avviati verso l’uscita troviamo la sorpresa: il cancello era chiuso a chiave. Mio marito grida “scusate ci aprite?” Si avvicina una bimba con i vestiti da scout per aprire.
Del fatto ci sono due elementi gravi a mio avviso: 1) Il gesto privato tra cittadini e genitori. Ho ritenuto il “chiuderci dentro” in sostanza un brutto segnale, sia perché il cancello è stato chiuso dopo il nostro ingresso, per riaffermare il senso di proprietà, sia perché fatto tra genitori, sia per segnalarci di non tornare. Noi eravamo di passaggio, ma i bambini che vivono nei palazzi attigui al parco non possono usufruire del parco ma solo vedere i bambini giocare. Bello, no? La dimostrazione di una collettività menefreghista dove l’importante è che stiano bene solo i propri bambini.
Quello che mi fa davvero pensare di questa storia personale è che non credo che sia l’unico “parco pubblico chiuso al pubblico” del quartiere, frutto di “dimenticanze” burocratiche per compiacere comunque i costruttori e i nuovi residenti. Si sa, Roma è tanto grande… chi se ne accorge? Questa non è altro che una piccola storia triste che mi è capitata, potrei parlarvi dei miei nuovi vicini che avrebbero voluto impedirci di parcheggiare sul loro parcheggio “pubblico ma privato”… sono solo alcuni esempi di una Roma decrepita in tempi di pandemia, dove il particolarismo privato ingurgita il bene di tutti”.