Roma. Una storia difficile, che parla di un tentato suicidio, ma anche di redenzione. Aveva tentato di darsi fuoco dopo aver saputo di non poter beneficiare del reddito di cittadinanza, ma durante quel folle tentativo di morire era stato il cane di sua madre.
La storia di Gabriele: giovane senza lavoro
Il senso di colpa supera la frustrazione, e così, quella che stava per diventare la storia di un suicidio si trasforma in un’occasione di cambiamento e rivincita. Gabriele (nome di fantasia) adesso è un dog sitter, un professionista nella cura dei cani che, tuttavia, per i fatti anticipati, ieri è stato condannato a scontare un anno di carcere.
La pena, nello specifico, non si riferisce alla morte dell’animale, reato da cui è stato assolto, ma a quell’incendio appiccato in un palazzo della Capitale lo scorso anno, un rogo che avrebbe potuto comportare un epilogo ancora più drammatico, e danni incalcolabili.
Il nome del 25enne romano è inventato per proteggere la sua identità. Tuttavia, i fatti narrati restano, e sono reali. Si trovano riassunti nelle carte del processo che si è concluso proprio nelle ultime ore, tra le aule del tribunale di Roma.
Le motivazioni del tentato suicidio
Queste carte ufficiali, riportate anche da Il Messaggero, raccontano nei particolari quello che è accaduto nella giornata del 22 maggio 2019, nella zona Sud di Roma. Gabriele, in quell’anno, è un ragazzo disoccupato e senza un futuro certo. Quella sera era da solo nella casa in cui abitava con la madre e aveva avuto la malsana idea di togliersi la vita a causa degli incombenti problemi economici.
Sua madre non era in casa, stava lavorando quando il ragazzo, dopo aver saputo di non poter beneficiare del reddito di cittadinanza, ha dovuto affrontare una di quelle crisi che lo tormentavano già da tempo.
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Problemi e malessere
Il giovane, inoltre, era seguito da uno specialista per quel malessere che, in quella sera di maggio, lo ha portato anche a chiamare la linea telefonica dedicata alla prevenzione dei suicidi. Aveva raggiunto il picco, non riusciva più a trattenere quell’istinto di mollare tutto, di farla finita e annegare i problemi con la vita stessa.
L’annuncio della morte premeditata
Ma la telefonata, a quanto pare, non era bastata. Non appena Gabriele aveva interrotto la conversazione, decise scritto alla sua ragazza e nelle chat dei suoi amici annunciando l’intento di togliersi la vita definitivamente. Un attimo dopo l’invio dei messaggi Gabriele diede fuoco all’armadio dell’appartamento nel tentativo di uccidersi. Poi, una volta uscito dalla finestra, decise di posizionarsi sul cornicione, al terzo piano dello stabile.
Infine, l’intervento dei Vigili del Fuoco, la sera intorno alle sette della sera, al fine di evitare il peggio. Fortunatamente le forze dell’ordine riuscirono a salvare Gabriele e anche a domare le fiamme che rischiavano di propagarsi per tutto il palazzo.
La macabra scoperta in appartamento
Tuttavia, una volta entrati dentro l’appartamento per effettuare il sopralluogo, i vigili fecero una macabra scoperta. Gabriele quella sera non era da solo in casa, ma con un cane di 10 anni, un meticcio di taglia grossa che è rimasto ucciso nell’incendio, a causa delle esalazioni.
Dopo quell’episodio il ragazzo ha affrontato volontariamente un percorso al Centro di igiene mentale. E adesso cerca di riparare a quell’errore accudendo i cani che gli vengono affidati.
Un anno di reclusione per l’incendio
Nonostante la redenzione, la catarsi e il pentimento, nella giornata di ieri, venerdì 8 luglio, Gabriele è stato condannato a un anno di carcere, ma non per la morte dell’animale, evento che secondo il giudice non voleva intenzionalmente causare, ma per aver appiccato un incendio.