Due morti sospette all’interno del carcere di Rebibbia di Roma: s’indaga sul decesso di due anziani detenuti.
Due morti nel giro di poche ore nel carcere di Rebibbia, a Roma. I detenuti sono deceduti in circostanze anomale, in una vicenda su cui il Garante delle Persone Private della Libertà, Stefano Anastasia, vuole vederci chiaro. In entrambi i casi, dalle prime indagini riscontrate successivamente i decessi, i detenuti soffrivano di gravi patologie mediche, probabilmente non gestite adeguatamente dal servizio di soccorso dentro la casa circondariale.
Le morti sospette dentro il carcere di Rebibbia a Roma
Le morti si sono svolte a poche ore di distanza, tra la notte del 20 febbraio e la giornata del 21 febbraio 2024. A morire nelle celle di detenzione sono stati due anziani detenuti, di 67 e 77 anni. Tutti e due i casi, come riscontrato dai primi accertamenti, vedevano dei detenuti con gravi patologie mediche e bisognosi di assistenza medica quotidiana durante la loro detenzione.
Detenuto morto dopo un mal di denti
Il primo caso di decesso riguarda un detenuto di 67 anni, con l’uomo che avrebbe lamentato durante la notte problemi con un doloroso mal di denti. Dolori che sarebbero diventati lancinanti con il passare della nottata, portando il signore a spirare prima che sorgesse l’alba. Nella cartella clinica dell’anziano, erano evidenziati gravi problemi cardiaci e legati al diabete.
La seconda morte sospetta di un detenuto
Il secondo caso è avvenuto il giorno successivo, quando il 21 febbraio 2024 (oggi per chi legge) un detenuto di 77 anni è spirato. Secondo la cartella clinica dell’uomo, anche lui era gravemente malato prima del decesso. L’uomo era ricoverato in infermeria da diversi giorni, con il medico della struttura carceraria che gli aveva individuato gravi problemi di salute, poi evolutisi in una polmonite e insufficienza renale.
Il commento del Garante sui decessi a Rebibbia
Il Garante Anastasia ha commentato i tragici episodi, evidenziando come serva rispondere alla paura di numerosi detenuti di morire in carcere. Questo rivedendo la qualità dell’assistenza sanitaria all’interno delle case circondariali, ma anche il sistema di detenzione per detenuti con patologie mediche gravi.