Disordini nel Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di Ponte Galeria, a Roma, dove all’alba di domenica 4 febbraio 2024 è stato trovato morto suicida un ventiduenne. Alcuni ospiti hanno tentato di sfondare una porta in ferro, lanciato sassi contro il personale e tentato di incendiare un’auto. Sul posto è intervenuta la polizia. Andiamo a vedere più nel dettaglio cosa è successo.
Un ragazzo di 22 anni originario della Guinea è stato trovato morto la mattina di domenica 4 febbraio 2024 nel Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di Ponte Galeria, in via Cesare Chiodi, all’estrema periferia di Roma. Il corpo è stato trovato intorno alle 6.
Cosa è successo a Roma domenica 4 febbraio 2024
Lancio di lacrimogeni da parte delle forze dell’ordine per placare la protesta scoppiata nel Cpr di Ponte Galeria dopo il suicidio di un ragazzo di 22 anni ospite della struttura. Durante i disordini alcuni ospiti hanno scagliato pietre contro il personale e tentato di incendiate un’auto. Dopo alcuni momenti particolarmente concitati, la situazione è tornata alla normalità.
Le parole di Riccardo Magi
“Sono qui al Cpr di Ponte Galeria da un paio d’ore, avendo saputo che c’era stata la morte di un ragazzo di 22 anni, che si è suicidato impiccandosi. Era arrivato qualche giorno fa dal Cpr di Trapani, dove era stato dalla metà di ottobre. Venerdì era stato visto disperato da alcuni operatori. Piangeva, riferiva che voleva tornare nel suo Paese perché aveva lì due fratelli piccoli di cui occuparsi, altrimenti avrebbero sofferto la fame. Era affranto, disperato per questo. Ha lasciato sul muro un ritratto di sé stesso, con sotto un testo in cui ha scritto che non resisteva più e sperava che la sua anima avrebbe risposato in pace. Da altri detenuti del settore 5 del Cpr è stato visto pregare intorno alle 3 e poi, poco prima della 5, è stato visto impiccato alla cancellata esterna del reparto”. Lo ha dichiarato il deputato e segretario di +Europa Riccardo Magi dopo aver parlato con la dirigenza del Cpr di Ponte Galeria a Roma, con infermieri, forze di polizia e altri detenuti.
“A partire da stamattina – ha aggiunto – c’è stata agitazione con azioni di protesta, prima placate e poi riprese di nuovo con lancio di sassi e utilizzo degli idranti. Ora c’è una fase di protesta molto forte. I detenuti ci hanno parlato delle condizioni infernali che si vivono in questo centro, da un punto di vista sanitario, d’igiene e di alimentazione. Molti compiono atti di autolesionismo: quello che è più frequente è che si fratturano gli arti, le caviglie o le gambe, in modo da essere portati via per essere medicati”.
“Sono luoghi – ha concluso – in cui è inevitabile che accada questo. Luoghi di afflizione peggiori di un carcere. E nel momento in cui si prevede che la detenzione possa arrivare a 18 mesi, la condizione diventa insostenibile. Bisogna vederlo per capire di cosa parliamo. La richiesta al governo è di entrarci in questi luoghi, di vederli e di andare verso un superamento e una chiusura di questi luoghi. Un conto è avere un tempo limitato prima del rimpatrio, ma qui ci sono persone che non verranno mai rimpatriate e vengono tenute in uno stato di prigionia”.