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Roma: trovate 14 carcasse di cinghiali. La Regione dice sì agli abbattimenti

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cinghiali a Roma

Roma. Dopo il primo caso di peste suina nella Capitale, rilevato proprio lo scorso 5 maggio, ecco che i casi sospetti continuano ad aumentare e sembrerebbero tutti provenire dal parco dell’Insugherata. Ora, però, c’è anche il responso della Regione Lazio sulle 14 carcasse di ungulati trovate nell’area di Roma e sulle quali si sono concentrati i rilevamenti: sono tutte negative e tutte all’interno del Grande raccordo.

Le ragioni degli animalisti sul caso della peste suina

Ora, i risultati dei test e i campioni estratti saranno inviati all’Istituto zooprofilattico di Perugia per la definitiva conferma, da dove si si aspettano i risultati finali. Il responso negativo ha confermato i sospetti degli animalisti, per cui si tratterebbe di pochi sparuti casi di un virus non dannoso per l’uomo, usato come pretesto per una mattanza. Il vero problema, dicono, sono solamente i rifiuti.

L’ordinanza di Zingaretti del 7 maggio

Insomma, si conferma ancora una volta la zona infetta, senza variazioni di sorta, dopo il primo caso registrato in un ungulato proveniente dalla riserva dell’Insugherata, di animali affetti da peste suina africana. Come già detto in un altro articolo, la Regione si è già mossa con l’ordinanza di Zingaretti del 7 maggio scorso, il cui obiettivo per il momento sarebbe quello di limitare il più possibile il contagio tra gli animali e contrastare così il diffondersi del virus. 

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Ipotesi abbattimento e proteste

L’ipotesi dell’abbattimento diventa, intanto, sempre più concreta. Sulla questione è intervenuto lo stesso Andrea Costa, le cui parole sono state sottoscritte anche dal capo gabinetto della regione Lazio Andrea Napolitano che al Tgr Lazio ha sottoscritto: “il sottosegretario Costa ha sottolineato l’esigenza del depopolamento e quindi degli abbattimenti selettivi”. La via sembra essere quasi intrapresa. 

”Il problema sono i rifiuti”

Tuttavia, la proposta sempre più concreata dell’abbattimento come soluzione finale, per arginare l’espansione del virus all’intera Regione, ha trovato la pronta protesta degli animalisti: “I cittadini di Roma non vogliono che sia risolto con il sangue il problema delle incursioni di qualche cinghiale nel centro abitato causate dall’emergenza rifiuti”. Dunque, ecco il problema principale da cui ne deriverebbe l’insorgenza senza regole dei cinghiali: i rifiuti.

Uccidere vorrebbe dire moltiplicare le cucciolate

Inoltre, appoggiandosi ai rilevamenti della Regione sulle carcasse ritrovate, continuano: ”La peste non è trasmissibile all’uomo, e i casi sono davvero pochi e irrilevanti e la caccia non è uno strumento efficace per ridurre le dimensioni della popolazione di cinghiali selvatici in Europa”.

E, poi, ancora, come afferma Rita Corboli , delegata dell’Oipa (organizzazione internazionale protezione animali ) di Roma: ”Fare di Roma un Far West per ammazzare i cinghiali non risolve il problema, semmai il contrario: studi scientifici affermano che agli abbattimenti segue un moltiplicarsi di cucciolate”, conclude Corboli, “a Roma il problema sono i rifiuti, non i cinghiali”. 

 

 

 

 

 

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