“Cercavamo i cinghiali. Abbiamo trovato gli spacciatori”. Sconcertante la scoperta di un giovane padre di famiglia che voleva fotografare una scrofa con i suoi piccoli a Roma, nel quartiere Monte Mario. Una caccia solo fotografica – ci tiene a sottolineare Vittorio, 35 anni, operatore sanitario, per mostrare le immagini al suo bambino, Elia, che ama tanto gli animali. Tutti gli animali, ma proprio tutti.
E un cinghialino c’era, che pascolava beato nell’ultimo tratto di via Giuseppe Allievo, un tempo luogo tranquillo dove passeggiare con i cani, nel cuore della Riserva dell’Insugherata. Ma la cementificazione è arrivata anche lì. E insieme ai palazzi che rubano spazio alla Natura, è arrivata la malavita.
Lo spaccio nella Riserva
Dalle prime ore del pomeriggio fino al tramonto e anche a notte alta è un continuo andirivieni di minorenni che fumano canne a cielo aperto e si scambiano dosi, bivaccando sulle panchine dove non tardano ad avvicinarsi i soliti noti, spacciatori adulti, italiani e stranieri, che vendono altra “roba” ai ragazzini. Il fenomeno aumenta notevolmente proprio in questo periodo, con la riapertura delle scuole.
“Non capisco – esclamano Vittorio e sua moglie – perseguitano gli animali, catturano, uccidono. Ma questi… non li vede nessuno?”. “Da anni Monte Mario, quartiere considerato, negli anni ‘60 e ancora fino ai ‘70, tra i più eleganti e rispettabili alla stregua della Balduina, ha subito un crollo sul piano sociale e della legalità”, conferma una signora che vive qui da quando era ragazza. “Oggi il suo volto è molto cambiato e l’intera zona è diventata ostaggio di tossicodipendenti e gente di malaffare”, conclude la donna, scuotendo la testa.
“Autorità e forze dell’ordine praticamente assenti – incalza Giulia, mamma di Daniele – E se è questo l’orizzonte che si prospetta per mio figlio, cambio quartiere!” Intanto, la coppia ha notato da qualche giorno – nella stessa area dove avviene quotidianamente lo spaccio – un gran movimento di gabbie e auto. Ci si prepara alla cattura di una ventina di esemplari, tra cui molti cuccioli. Nessun sentore di peste suina, dicono. Semplicemente devono “liberare” il posto da presenze indesiderate. E pericolose.
“Almeno, così ci dicono. Io non ho più parole…non ne ho più!”, chiosa Giulia prima di prendere il suo bimbo per mano e portarselo via.
Rosanna Sabella
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