Roma. I legali parlano di rilascio anticipato, ma in realtà, per essere più concreti – e meno raffinati – è un vero e proprio rischio sfratto quello che ha colpito di recente il centro sportivo Villa Flaminia, quartiere Flaminio, nelle vicinanze del Teatro Olimpico. Una storia piuttosto comune negli ultimi anni, una storia che parla di difficoltà nell’andare avanti a causa del Covid e degli aumenti in bolletta innescati dalla crisi energetica. Una combinazione micidiale per le attività italiane, molte delle quali hanno dovuto rinunciare ad andare avanti per forza maggiore. Le due ”calamità” non lasciano scampo a molti, perché c’è chi, come il Centro Villa Flaminia non ce la fa a pagare i canoni annui. Stando a quanto comunicato dai legali del Centro e trasmessi anche su altre testate, come ad esempio il Messaggero, si parla di canoni da mezzo milione di euro l’anno, sebbene preferiscano non specificare l’importo preciso. I proprietario dell’area, la Congregazione provinciale dei Fratelli delle Scuole cristiane noti come i Lasalliani richiedono proprio quei canoni non pagati, e sarebbero disposti a sfrattare l’attuale dirigenza non adempiente. Una dirigenza che però, sta lì da 35 anni, ed è guidata da Luigi Barelli, con annessi una decina di dipendenti e oltre un centinaio di collaboratori.
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Crisi energetica e Covid: Villa Flaminia rischia di chiudere
Per quanto riguarda la struttura, stiamo parlando di uno dei centri sportivi privati più grandi di Roma, in totale: ben 7 sale per palestra e fitness, 3 piscine, di cui una semi-olimpionica, 1 campo da calcio a otto, 1 pista di atletica, 1 parco giochi per bambini, 3 campi da tennis, addirittura 1 chalet in perfetto stile provenzale per feste ed eventi, e, ovviamente, un ristorante per rifocillarsi. Nonostante i bambini, le persone e i clienti in continuo transito, ”i numeri degli abbonamenti degli anni scorsi non si fanno più. Ora, se va bene, gli abbonamenti si fanno trimestrali nemmeno più annuali” – dicono dal Centro Sportivo. Lo stesso Luigi Barelli, ha spiegato: Il problema nasce con il Covid che ha fatto crollare le iscrizioni e poi con l’aumento della bolletta energetica. Le piscine e le palestre sono ambienti grandi che vanno climatizzati tutto l’anno. Con costi che negli ultimi tempi sono aumentati anche del 500 percento. Nonostante questo e nonostante i costi di manutenzione altrettanto elevati, manutenzioni che non si sono fermate per il Covid, abbiamo fatto investimenti per mantenere gli elevati standard qualitativi dell’offerta sportiva”.
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