Telefono in mano, l’applicazione di Instagram aperta e via con le storie. Ma non per mostrare ai followers il parco, la giornata con le amiche, tra scherzi e divertimenti. No, loro lo hanno fatto per riprendere in diretta le botte, quasi come se fosse un vanto: tutti contro Sara (nome di fantasia), una ragazzina di appena 12 anni con disabilità che ad aprile del 2021 è stata accerchiata e aggredita da alcuni suoi coetanei in un parco di Roma Nord. E ora per i bulli, accusati di lesioni aggravate, la Procura dei Minori ha chiesto il processo.
Le botte diventano ‘social’
Sara voleva solo trascorrere una giornata al parco, di quelle spensierate, di inizio aprile. Ma non poteva immaginare che proprio lì sarebbe stata picchiata brutalmente, a “suon” di calci e pugni, da tre ragazzine più grandi di lei, ma sempre minorenni. Una violenza gratuita, un episodio aberrante avvenuto il 2 aprile del 2021 a Roma, nel Parco Porro Lambertenghi, al Nuovo Salario.
La bimba è stata prima spintonata, poi presa a pugni e per i capelli da una ragazza che non conosceva. E che certo non si è fermata quando Sara è caduta a terra. Anzi, sono arrivati altri tre ragazzini. E via con le botte. Poi, come se non bastasse, smartphone alla mano hanno ripreso il pestaggio e hanno pubblicato quel video in diretta sui social. A suon di ‘Guarda le bombe che le ho dato’. Come se picchiare facesse sentire forti, invincibili. Come se la vita si misurasse sui like e i followers.
Il processo
La famiglia della 12enne ha subito chiesto aiuto al Centro Nazionale Contro il Bullismo – Bulli Stop. E ora, a distanza di mesi da quell’episodio terribile, il pm, come riporta La Repubblica, ha chiesto il rinvio a giudizio: due bulle, entrambi 15enni, e un loro coetaneo, ora rischiano di finire al processo e tutti sono accusati dalla procura dei minori di lesioni aggravate.
Sara, la bimba picchiata, lasciata sola, derisa e umiliata sui social, ha riportato diverse lesioni, giudicate guaribili in 36 giorni. Ma le ferite più profonde sono quelle nell’animo perché difficilmente la 12enne riuscirà a togliere dalla mente quelle immagini. Lei accerchiata e pestata di botte, attorno tutti smartphone con la telecamera accesa pronti a riprenderla, per una manciata di ‘like’. Come se picchiare fosse un’azione di cui vantarsi. E di cui andare fieri.