Stazione Tiburtina cambia faccia e lo fa voltandosi dall’altra parte nei confronti di uomini, donne e bambini che non hanno una casa. Tutto è iniziato un paio di giorni fa, con lo sgombero al presidio informale umanitario del Baobab, sul retro della stazione Tiburtina, dove circa 150 persone vivevano.
Una disposizione imminente, uno sgombero senza se e senza ma, nel quale tutto è stato buttato nei cassonetti dell’Ama: effetti personali, documenti dei migranti e rifugiati, tavolini per la distribuzione dei pasti. Tutto buttato via, eppure l’hanno chiamata operazione di riqualifica. Dopo lo sgombero, questa mattina, sono arrivate loro: le fioriere anti bivacco.
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Stazione Tiburtina: le fioriere anti-uomo
Dopo il 41esimo sgombero, di cui la sindaca Virginia Raggi è andata più che fiera, all’alba di oggi, mercoledì 14 luglio, è stata bonificata l’area sotto la pensilina, in piazzale Spadolini. Hanno istallato delle fioriere anti bivacco e lo hanno definito ‘un orto urbano‘. “Con un proficuo lavoro di squadra ridiamo dignità all’aerea esterna est della Stazione Tiburtina. Riconsegnamo ai cittadini e ai viaggiatori la possibilità di poter fruire in piena sicurezza di tutti i servizi legati ad uno degli scali ferroviari più importanti della città” scrive la Sindaca.
L’operazione di decoro, però, non è nient’altro che un modo per scacciare i senzatetto. Un po’ come i dissuasori anti piccioni, peccato che in questo caso si tratta di uomini, donne e bambini. Il portavoce del Baobab Experience, a fronte di quanto sta accadendo, si è espresso senza mezzi termini puntando il dito contro l’Amministrazione. “Grandi Stazioni ci manda un messaggio inequivocabile e ce lo manda con delle fioriere di gusto discutibile e non poco indiscrete: non ama che esistano i senzatetto o meglio non ama che i senzatetto si vedano o, meglio ancora, non ama che i senzatetto si vedano all’ingresso delle sue proprietà. Ma vogliamo rassicurare Grandi Stazioni che anche i senzatetto non amano essere tali” si legge.
Roma, la città che ignora i senzatetto e ostacola chi prova ad aiutarli
Anche Monsignor Ambarus, il vescovo ausiliare della diocesi di Roma – incaricato per la Pastorale della Carità – è sulla stessa linea di pensiero del Baobab. “Anzitutto che io sappia gli orti si fanno sulla terra, non su degli spazi al coperto. Questa è solo un’operazione di facciata, mi lascia stupito. Non sento parlare delle persone che con grande disagio vivevano accampate lì. Quelle persone, che non possiamo rimuovere come fossero rifiuti da smaltire, dove sono state indirizzate? E’ un approccio assurdo” dice il Monsignor.
La Raggi rivendica fiera le fioriere anti-uomo senza pensare che in quella stazione per anni hanno vissuto delle persone (e se non fosse chiamo, ribadiamo che anche i senzatetto non amano esser tali). La Raggi organizza sgomberi nei presidi umanitari senza pensare agli esseri umani che vivono al suo interno. I migranti a Roma un posto dove stare non ce l’hanno: i volontari, le volontarie, le associazioni sono gli unici occhi che vegliano su persone con una storia già difficile. Eppure a Roma anziché tentare di dare una mano – o quantomeno non ostacolare chi ci prova – si costruiscono fioriere anti-uomo e ci si vanta pure.