Roma. Il suo ruolo era quello di responsabile ”spirituale”, ma di spirituale ci sarebbe stato davvero poco nelle sue azioni di abuso nei confronti di una ragazza che gli era stata affidata per un percorso successivo al sacramento della cresima.
Gli abusi e le presunte violenze, inoltre, sarebbero state reiterate nel tempi: quasi cinque anni di violenze e soprusi, dal 2009 al 2014. Per tali fatti, G.V., una sorta di catechista della III comunità neocatecumenale della chiesa di Santa Rita da Cascia, a Casalotti, è finito a processo davanti alla prima sezione penale del Tribunale di Roma.
Violenza sessuale dalla ”guida spirituale”
L’accusa è di violenza sessuale nei confronti di una adolescente romana. Proprio ieri è stato sentito uno dei primi testimoni chiave, un sacerdote che all’epoca era il responsabile della parrocchia incriminata.
Durante le dichiarazioni ha affermato: ”Quando venimmo a sapere quanto era successo parlai con la ragazza, era molto scossa. Lui ammise la relazione, ci disse di essere pentito e chiese perdono, noi decidemmo subito di sospenderlo”.
Poi ha aggiunto: ”Lui confessò di aver avuto una storia con la giovane ma i contorni erano sfocati, mi sembrò di capire che la storia era iniziata quando lei era minorenne.” Per l’accusa le molestie sarebbero iniziate quando la vittima aveva solamente 14 anni compiuti, nel 2009.
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Gli abusi durante gli incontri post-cresima
Al di là dell’età, la giovane era anche intimidita dal ruolo di guida spirituale che l’uomo rivestiva e dall’appartenenza dei suoi genitori alla stimata comunità parrocchiale. Per questo avrebbe avuto difficoltà a parlare dei fatti. Gli abusi, secondo quanto ricostruito, avvenivano alla fine degli incontri post-cresima in chiesa, tenuti dall’imputato.
L’uomo aveva anche un rapporto di amicizia con i genitori della vittima, e spesso si offriva di riaccompagnare la piccola a casa. Ma proprio in quel tragitto in auto, l’uomo ne approfittava per molestarla.
La denuncia e il rinvio a giudizio
Un trauma difficile da metabolizzare per la piccola coinvolta, ma alla fine si era liberata con i suoi genitori i quali erano riusciti a convincerla a denunciare le molestie ai carabinieri.
A quel punto, i militari dell’Arma avrebbero riscontrato punto per punto tutto quello che aveva riferito la vittima. Poi, nel 2020, la richiesta di rinvio a giudizio formulata dal pm titolare del fascicolo, Eleonora Fini. Ora, la prossima udienza è fissata per il 24 gennaio prossimo, in cui verranno sentiti altri testimoni dell’accusa.