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Reddito di cittadinanza, 6 mila famiglie in rivolta: presi d’assalto i servizi sociali

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Rivolta

Dopo lo stop al Reddito di Cittadinanza da parte del Governo Meloni, sono iniziate le prime azioni di rivolta da parte dei percettori che non riceveranno più l’aiuto in stradale. Dopo le proteste di Torino, Roma e Napoli, in Sardegna alcuni cittadini sono arrivati ad assalire, con la forza ed esplicite minacce, gli uffici dei servizi sociali dei Comuni dove sono residenti. 

Stop al Reddito di Cittadinanza, scoppia la rivolta dei cittadini

Nonostante l’iniziativa del Governo abbia ancora pochi giorni, gli operatori all’interno dei servizi sociali comunali hanno paura. I sindacati di categoria, in tale frangente, hanno chiesto un ampliamento della sicurezza in quei locali, considerato come i percettori realmente potrebbero compiere reali violenze contro gli assistenti sociali in turno presso quelle postazioni. 

Le soluzioni agli assalti negli uffici comunali

La sicurezza di questi luoghi, al momento, passa per i piedi dei Comuni e soprattutto delle Regioni, considerato come i sindacati di categoria hanno lanciato un chiaro allarme a livello nazionale sulla vicenda. L’obbiettivo, che si vorrebbe raggiungere in tempi rapidi, è quello di non dover assistere a gravi aggressioni all’interno di questi spazi, non solo in Sardegna ma in tutta Italia. 

Il caso della Sardegna

Sul Reddito di Cittadinanza, la situazione più incandescente sembra quella sarda. In questa Regione, infatti, verrà staccato l’aiuto statale a una fetta di almeno 6 mila famiglie. Persone che, per tutelare anche i propri figli, sono pronte a scendere in strada e arrivare a gesti estremi per difendere i soldi percepiti, almeno fino all’altro mese, dallo Stato italiano. Dopotutto, come nel resto d’Italia, nessuno è pronto alla sospensione di questa misura. 

L’Ordine degli Assistenti Sociali lancia l’allarme

Su Rainews, a lanciare l’allarme sono gli Ordini di categoria: “Gli operatori – spiega però proprio l’Ordine degli assistenti sociali – si ritrovano ad assolvere a carichi di lavoro non più sostenibili, senza peraltro disporre degli adeguati strumenti informativi e amministrativi per poter offrire risposte certe”. 

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