In questi giorni al centro dei dibattiti sul nuovo Dpcm c’è la presa in considerazione dell’apertura serale dei ristoranti. Diversi sono i problemi che potrebbero nascere a seguito di una risposta favorevole alla richiesta disperata dei ristoratori (costretti da mesi e mesi a orari ristrettissimi).
Il coordinatore del Cts, in un’intervista rilasciata a La Repubblica sembra favorevole alla riapertura dei ristoranti ma a patto di un controllo ferrato nei luoghi d’assembramenti. “La terapia più efficace sarebbe un lockdown totale per altri due mesi. Ma non possiamo permetterci questa terapia: il Paese è in grande sofferenza con milioni di persone in stato di assoluta precarietà e il governo non è in grado di supplire alle necessità“, afferma Agostino Miozzo.
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Ristoranti aperti a cena: sì ma con i controlli dell’Esercito
Il vero dilemma però è l’apertura dei ristoranti: “Le riaperture che si stanno autorizzando comportano un rischio relativo. Poco incide il singolo settore sull’Rt ma se sommiamo i settori generiamo una somma esponenziale dei rischi. Questo è il vero dilemma con cui ci dobbiamo confrontare nelle prossime settimane se non vogliamo arrivare a condizioni che impongano di nuovo dolore e insostenibili chiusure“.
La soluzione, dunque, quale sarebbe? Per Miozzo, sarebbe necessaria la presenza dell’Esercito a controllo dei ristoranti aperti in serata. “Immaginate cosa può succedere se riaprono i ristoranti la sera ai Navigli o a Trastevere, ma c’è anche un’altra Italia che non può essere penalizzata“.
I controlli sarebbero dunque l’unico mezzo per scendere a patti con il virus e i ristoratori: “E’ quello che chiederei al governo: un controllo efficace del territorio almeno per i prossimi due o tre mesi con il contributo dell’Esercito, forze dell’ordine, polizia locale che stanno già facendo un lavoro straordinario. La squadra deve compattarsi ed evitare il gioco solitario“, conclude Miozzo.