Riceviamo e pubblichiamo la seguente nota elaborata dai partiti SEL – SI Pomezia, riguardo il nuovo regolamento di Polizia Urbana.
“Il Consiglio comunale di Pomezia – scrivono SEL – SI – ha approvato in data 3 Marzo 2016 il nuovo Regolamento di Polizia Urbana, a 27 anni dall’ultimo (approvato il 26/10/1989), che disciplina l’occupazione di aree e spazi pubblici; la sicurezza, qualità e decoro dell’ambiente urbano; l’esercizio di mestieri e altre attività economiche negli spazi pubblici; la tutela della quiete pubblica e privata; la tenuta, protezione e tutela degli animali.
Nel comunicato del Sindaco Fabio Fucci si leggono testuali parole:
“È con orgoglio che presentiamo questo regolamento che va a sostituirne uno datato e inadeguato «…». Si tratta infatti di uno strumento che non ha finalità repressive, bensì educative, e che va ad aggiungersi a quello della cittadinanza attiva «…»”.
Nulla da eccepire, almeno così sembrerebbe se non si leggesse con attenzione il suddetto Regolamento.
Quest’ultimo, infatti, sovrapponendosi ai regolamenti condominiali e a Leggi già in essere, cerca di sanzionare e, pertanto, controllare, qualsivoglia comportamento dei cittadini.
Tali comportamenti vietati, e tanti altri ancora, vengono sanzionati con multe di circa € 300,00.
La natura sanzionatoria è insita nel Regolamento di Polizia Urbana e, pertanto, è indiscutibile ma ciò che è necessario contestare è la volontà di controllo senza alternative che continua a perseguire l’Amministrazione Comunale come politica di governo della Città”.
“La stortura – prosegue la nota – di questa Politica dell’immobilismo e del controllo risiede nel non programmare, ideare e realizzare alternative contro il degrado sociale e a vantaggio della cittadinanza.
- Storicamente inaccettabile accostare atteggiamenti e modalità comportamentali della donna al suo abbigliamento;
- Imbarazzante che un Regolamento di Polizia Urbana interferisca nei regolamenti che attengono alla gestione condominiale come annaffiare piante o scuotere tappeti e simili;
- Inutile vietare l’uso dei pattini, degli skateboard e dei rollerblade ecc. se i ragazzi non hanno uno spazio attrezzato e dedicato dove svolgere tali attività e se vivono in una Città con pochissime aree verdi la cui collocazione, tra l’altro, le rende impraticabili;
- Controproducente vietare l’accesso ai giardini dopo una data ora o la possibilità di introdurvi contenitori di bevande in alcune fasce orarie quando i ragazzi di questa Città non hanno spazi pubblici e gratuiti dedicati a loro e alla loro socializzazione.
In tutto questo normare, vietare e sanzionare, manca, a nostro avviso, un progetto politico che:
- Finanzi spazi di socialità gratuiti per bambini, ragazzi e adulti;
- Ampli e riqualifichi le aree verdi;
- Preveda la progettazione di spazi attrezzati rivolti agli adolescenti e ai giovani;
- Crei le condizioni di generazione della cultura dell’appartenenza e del rispetto per la Città. Quella cultura che è «…» presa di possesso della propria personalità «…» per la quale si riesce a comprendere il proprio valore storico, la propria funzione nella vita, i propri diritti, i propri doveri [Antonio Gramsci].
Una volta destinati spazi e progettate soluzioni reali per la vita della collettività, l’azione di controllo e di rispetto delle regole diviene necessaria e assume una valenza di sviluppo vero del senso civico dei cittadini di qualsiasi età.
Il Sindaco, inoltre, parla di uno “strumento con finalità educative” e dichiara “come tutti i regolamenti prevede delle sanzioni per i trasgressori, ma vuole essere soprattutto uno strumento educativo per i cittadini, a partire da quelli più giovani. Vietare il bivacco nelle aree pubbliche così come i giochi che possano arrecare intralcio o disturbo va proprio in questa direzione: è importante tutelare le nostre piazze, i nostri giardini, il nostro arenile trasmettendo alla cittadinanza l’importanza degli spazi pubblici e della quiete pubblica”.
Vorremmo ricordare al Sindaco e alla Giunta che educare significa letteralmente condurre fuori; quel meraviglioso processo di scambio per cui nella relazione io e l’altro tiriamo fuori le nostre capacità, i nostri talenti e le nostre possibilità conoscitive.
In un regolamento di Polizia Urbano, nulla è davvero educativo perché è semplicemente la dovuta risposta a comportamenti ineducati.
L’educazione risiede in tutte le azioni che vengono messe in campo affinché non siano più necessarie le sanzioni!
Certo, “vendere” come strumento educativo il regolamento di Polizia Urbana è tutta un’altra cosa in termini di marketing della Politica!
Impedire e limitare con sanzioni, non ha nulla di educativo!
Educare – concludono – è realizzare spazi dedicati alla socializzazione, spazi dedicati al gioco, spazi dedicati allo svago.
Educare non è aver paura che i cittadini, giovani e adulti, possano rovinare la Città nella quale vivono.
Educare è dare a tutti i cittadini i luoghi e gli spazi d’espressione per dare alla collettività il loro meglio.
Educare è rendere tutti liberi nel pensiero attraverso azioni che non reprimano ma che, al contrario, responsabilizzino tutti i cittadini alla cura della Città”.