Pomezia, identità politiche annullate dal regolamento comunale. È questa la constatazione dal sapore di accusa mossa da Pietro Matarese, consigliere di opposizione ed ex candidato sindaco per la coalizione di centrodestra.
“La volontà dei cittadini alla vita politica della Città di Pomezia manifestata nelle ultime amministrative indicando la preferenza per un partito, deve ritenersi nulla, alla luce dell’interpretazione letterale dell’articolo 20 del regolamento comunale”.
Perché?
“La norma in questione, che comunque dà adito a errori di interpretazione, consente la costituzione di un Gruppo Consiliare solo se composto da tre componenti, mentre può essere formato da una persona esclusivamente qualora il consigliere appartenga af una lista presentatisi singolarmente e non in coalizione. Inoltre, la norma stabilisce che non è consentita la creazione di Gruppi consiliari per quelle liste, che, pur avendo preso parte alla consultazione elettorale, non abbiano avuto eletti Consiglieri Comunali in seno al Consiglio. Ciò detto, la composizione dei Gruppi Consiliari del Comune di Pomezia appare paradossole”.
Infatti, attualmente, i Gruppi Consiliari sono solo tre: M5S, Essere Pomezia e Misto, i cui Capigruppo sono rispettivamente Giovanni Ruo, Fabio Fucci e Pietro Matarese. Ma il fatto singolare è – a causa di quanto riportato nel regolamento – che nel Gruppo Misto sono confluiti i consiglieri di liste avversarie della competizione elettorale, con ideali e programmi non in sintonia tra loro.
“L’attuale composizione del Gruppo Misto non è altro che la conseguenza della rigida applicazione del citato articolo 20 – spiega Matarese – che deve definirsi un’assurdità giuridica in quanto annulla l’identità politica non solo del consigliere, ma anche del cittadino. Entrambi non hanno più un’appartenenza al partito nel quale si riconoscono. Per ovviare a tale paradosso, sarebbe stata sufficiente un’interpretazione rispettosa dei diritti della minoranza, consentendo la formazione di Gruppi Consiliari anche se non composti da tre. Ciò in aderenza ai principi fondamentali richiamati dall’art. 2 del vigente statuto comunale, dove si sancisce che “il Comune di Pomezia, richiamandosi alla Dichiarazione Universale dell’uomo adottata dall’Assemblea delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948 e ai valori della Costituzione Repubblicana, riconosce il valore assoluto dei diritti inviolabili della persona umana come fondamento di libertà, giustizia ed eguaglianza sociale“.
La Dichiarazione Universale dell’Uomo considera, tra l’altro, che i diritti umani siano protetti da norme giuridiche, se si vuole evitare che l’uomo sia costretto a ricorrere, come ultima istanza, alla ribellione contro la tirannia e l’opposizione. La nostra Costutuzione sancisce, tra l’altro, che “la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale“.
Concludo auspicando in un repentino ripensamento dei colleghi consiglieri di maggioranza, che può manifestarsi già nel prossimo Consiglio, a garanzia, questa volta, dei consiglieri di minoranza, evitando così una dura opposizione di quest’ultimi, che potrebbero ricorrere a mezzi quale l’abbondono delle sedute del consiglio, l’assenza alle commissioni permanenti e alle conferenze dei Capigruppo. Tutto ciò sarebbe un danno per i cittadini”.
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Pomezia, identità politiche annullate dal regolamento comunale: l’accusa di Matarese
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